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In Italia c’era una rotta di terra che dopo lo sbarco sulle coste joniche calabresi permetteva ai migranti di raggiungere la Francia o altri Stati del Nord Europa. Ne è convinta la procura di Catanzaro che per questo ha chiesto e ottenuto l’arresto di tredici persone di origine irachena, pachistana e afghana individuate fra Bologna, Brescia, Crotone, Roma, Imperia, Milano e Vibo Valentia.
Con vari ruoli – emerge dalle indagini della Guardia di Finanza – avrebbero avuto un ruolo lungo la rotta di terra o nella gestione delle “tariffe” che chi sbarcava era obbligato a versare all’organizzazione di passeurs.
Secondo quanto emerso dall’inchiesta del pm Paolo Sirleo coordinata dal procuratore aggiunto facente funzioni Vincenzo Capomolla , l’organizzazione – evidentemente a conoscenza degli arrivi sulla rotta orientale – si rivolgeva per lo più ai kurdi iracheni, che dalla Turchia cercano di raggiungere l’Europa. Sono tutti “transitanti”, persone che arrivano sulle coste italiane con l’obiettivo di raggiungere altri Paesi europei, nel caso specifico Gran Bretagna e Nord Europa, dove esistono comunità di rifugiati kurdi storiche e strutturate.
Migranti chiamati “pecore” o “piccioni”
I passeurs erano in contatto con le reti che in Grecia e in Turchia si occupano della prima parte della traversata. Poco dopo lo sbarco, ospitavano i naufraghi in alcune case del crotonese, quindi li “assistevano” lungo il viaggio fino alla frontiera con la Francia, a bordo di autobus o treni diretti a Milano e da lì alla frontiera di Ventimiglia, dove un’altra rete gestiva l’attraversamento della frontiera. Ovviamente tutto a carissimo prezzo. Il costo del viaggio oscillava fra i mille e i millecinquecento euro.
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I pagamenti – è emerso dalle indagini – avvenivano sulla rete hawala, l’antico sistema di rimesse informali ancora in uso in Medio Oriente e parte dell’Asia che permette di far transitare capitali da una parte all’altra del mondo e da tempo è utilizzato da chi transiti sulla rotta del Mediterraneo orientale. Si tratta per lo più di kurdi, afghani, iraniani, iracheni e palestinesi in fuga da conflitti, regimi o persecuzioni politiche che in Turchia versano la quota necessaria per affrontare il viaggio. Tutte persone che sulla carta in Italia non hanno difficoltà a ottenere asilo, ma preferiscono proseguire oltre frontiera. E i passeurs – che intercettati li definivano “pecore” o “piccioni” – si mettevano a disposizione.
Costi e guadagni stratosferici
Il denaro – scopre oggi la procura di Catanzaro – anche in questo caso veniva versato in alcuni negozi gestiti da hawalader, una sorta di “agenti di cambio”, vicine all’organizzazione che comunicavano la ricezione della somma ai loro omologhi in altre città o Paesi. Transazioni di cui non c’è traccia, se non nella ricevuta che generalmente il broker rilascia al transitante o nella contabilità informale dell’organizzazione e che alla rete di passeurs sono costate un’accusa di riciclaggio.
E nel tempo è stato lavato un fiume di denaro. A chi tentava di lasciare l’Italia, il biglietto per autobus e treni diretti in Liguria veniva fatto pagare 1.000 euro, a fronte di un costo di una cinquantina. Parlando dei guadagni accumulati con la sua attivita’ di passeur, uno degli arrestati afferma, riporta il gip, che “arrivato in Italia non si poteva permettere di comprare le sigarette, nel 2014 aveva realizzato un guadagno di 65mila euro”.
Meloni: “Basta traffico di esseri umani”
“Il governo è determinato a smantellare queste reti criminali e a debellare il traffico illegale di esseri umani, che alimenta gli interessi degli schiavisti del Terzo Millennio”, dice la premier Giorgia Meloni alla vigilia del Consiglio dei ministri convocato appositamentte per tentare di dare una cornice giuridica maggiormente solida al protocollo con l’Albania. “Vogliamo difendere i nostri confini e ristabilire un principio fondamentale: in Italia si entra solo legalmente”
Piantedosi: “Dobbiamo continuare sulla strada intrapresa”
“Il quadro che emerge dalle complesse investigazioni conferma la necessità di proseguire lungo la strada intrapresa da questo governo per contrastare con ogni mezzo, anche preventivo, i criminali senza scrupoli che si arricchiscono mettendo a repentaglio la vita stessa dei migranti”, sottolinea il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi . “Tutto ciò rende evidente quanto sia importante superare le posizioni talvolta ideologiche di chi continua a farsi sostenitore di un’accoglienza indiscriminata anche quando questa finisce, di fatto, per favorire i vergognosi interessi di gruppi criminali”