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Al Med Fest l’allarme per la biodiversità: “In Italia patrimonio straordinario, ma il 40% è a rischio”

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“Parlare di biodiversità può essere respingente, la gente non capisce bene di cosa si tratti, probabilmente è il momento di iniziare a parlare di natura. E della necessità di preservarla”. Le strategie, il National Biodiversity Future Center (Nbfc) le studia da almeno due anni, benedetto da un maxi finanziamento di 328 milioni che arrivano dritti dal Pnrr e ha obiettivo alto: rendere concreto il proposito cristallizzato anche nella modifica dell’articolo 9 della Costituzione, che permette di tutelare “l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni”.

Non semplice fra tanti ecoscettici, incluso istituzionali, a dispetto degli obiettivi fissati dall’Europa. “In realtà – osserva il direttore scientifico del Nbfc Massimo Labra, che al Medfest di Cagliari ha provato a spiegare le infinite possibilità offerte dalla protezione della natura – a volte non si comprende che la tutela della biodiversità è un’opportunità, anche economica”.

L’Italia non sta messa male, spiega, con 10mila piante e 60mila animali, ha un patrimonio di tutto rispetto. “Ma il 40-45 per cento è a rischio estinzione. Noi, fra le altre cose, cerchiamo di evitare questo”, dice Labra. Non è certo obiettivo nuovo, ma diverso è il metodo. “Nel nostro Paese c’è una profonda conoscenza ma parcellizzata in diversi centri, il Nbfc li ha messi a sistema”. Insomma, una sorta di condominio di cervelloni che “osserva e conserva la biodiversità, monitora il patrimonio per evitare che venga eroso, ripristina e riqualifica, valorizza”.

Al momento ci lavorano 2mila fra ricercatori e professori, fra cui 600 neoassunti, sparpagliati fra 25 centri di ricerca e 23 fra enti, aziende e istituzioni e l’impegno è a largo raggio. “Non ci limitiamo a registrare quello che sta succedendo, ma mettiamo a punto strategie per ripristinare ciò che è compromesso o evitarlo”. Significa programmi di intervento,tecnologie, e interlocuzioni con varie amministrazioni.

“L’innovazione fine a se stessa non ha più senso”. Ecco perché a Milano, si stanno usando fitotecnologie per bonificare terreni contaminati, a Campobasso si lavora su impianti di riforestazione, a Firenze si stanno piantando alberi anti-C02, mentre a Genova si stanno reimpiantando le praterie di posidonia.

“Alcuni dei nostri ragazzi stanno anche avviando delle start up per produrre ecopelli da scarti vegetali o per sostituire le microplastiche nei cosmetici”. Sono solo alcune, ma sono un esempio. “La biodiversità è un valore sociale, ambientale ed economico. Ed è straordinaria opportunità che alle nuove generazioni non possiamo negare”.

 

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