[ Leggi dalla fonte originale]
Fa freddo come in Lapponia al Natale dei conservatori. Giorgia Meloni ha voluto piantare le tende di Atreju, la festa di Fratelli d’Italia, in piazza Risorgimento, di fronte al Vaticano. E ieri sera, a benedire la kermesse, ha chiamato Giancarlo Giorgetti – “un habitué”, ha detto la leader – e Luigi Di Maio, “con noi per la prima volta”. E Di Maio ha detto che lui sul Quirinale si fida “più di Giorgia che di Salvini”. È tutto un “volemose bene”. Fino a domenica qui arriverà tutto l’arco costituzionale e mezzo governo, da Marta Cartabia a Giuseppe Conte, da Enrico Letta a Matteo Salvini.
Fdi, al via oggi Atreju in versione natalizia: tavola rotonda con Giorgetti, Di Maio e Tajani
06 Dicembre 2021
Musica e dibattiti, e in mezzo il mercatino “Natale solidale, Natale tricolore”. All’ingresso lo stand di Pro Vita raccoglie le firme per non far risorgere il ddl Zan. Alle sei aveva firmato una sola persona. “Pochino!”, ammette il signore, intirizzito dal gelo. In bella mostra c’è il libro di Alfredo Mantovano Legge omofobia perché non va, che sarà presentato venerdì con Platinette e Tommaso Cerno del Pd. Ci sono Babbo Natale e i presepi di San Gregorio Armeno, il calendario del 2022 è chiamato “dei patrioti”, lo spazio di Tolkien, elfi e terre di mezzo, la classica mitologia della destra post fascista. Immancabile anche lo stand che invita a diffondere “la cultura e l’identità italiana”, come da omonima rivista di Edoardo Sylos Labini, allegata con Il Giornale. E come si difende l’identità?, chiediamo. “Anche con D’Annunzio e Mazzini”.
Sul palco ci sono, invitati a parlare di lavoro, Francesco Lollobrigida (Fratelli d’Italia), Antonio Tajani (Forza Italia), Di Maio e Giorgetti. Quest’ultimi, come due amichetti che vogliono sedere allo stesso banco, li hanno messi accanto. E si capisce subito perché. Non smettono un attimo di confabulare. Giorgetti fa una battuta e Di Maio ride. Di Maio gli sussurra qualcosa e Giorgetti chiude le dita a carciofo per chiedere divertito “e che ci azzecca?”. E ride, reclinando la testa all’indietro. Poi al leghista viene in mente un’altra cosa, che deve essere divertentissima, gliela comunica, e Di Maio ridanciano gli batte le mani sul braccio. Che cosa mai hanno da dirsi? Sono amici. Vanno insieme in pizzeria. Saranno due architetti nell’elezione del prossimo Capo dello Stato.
Tajani ha ribadito che non può essere Draghi. Di Maio ha ribattuto di temere più le divisioni nel centrodestra che l’opposizione. Infatti, si è capito, dalle mosse di Letta, e da quella del ministro degli Esteri, che Giorgia Meloni non sarà lasciata fuori dall’elezione del Presidente della Repubblica. Tutti in fondo le vogliono un gran bene. E questo Natale dei conservatori è la conferma del suo definitivo ingresso in società.
Chi è più affidabile tra Salvini e Meloni?, chiede il direttore del Messaggero, Massimo Martinelli. Giorgetti sembra spiazzato. “Questa domanda non era prevista”. In platea si danno di gomito soddisfatti. “Faccio parte di un partito che si chiama Lega per Salvini, ma che talvolta mi fa prendere anche delle posizioni non sempre convenzionali e ortodosse. Ci attende un anno di campagna elettorale. I referendum saranno divisivi. Serve più responsabilità”.