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Alfredo Cospito interrompe lo sciopero della fame

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Alfredo Cospito, l’anarchico recluso al 41 bis, ha interrotto lo sciopero della fame iniziato il 20 ottobre dello scorso anno. La decisione è arrivata all’indomani della pronuncia della Consulta che ha ritenuto costituzionalmente illegittimo l’articolo del codice che “vieta al giudice di considerare eventuali circostanze attenuanti come prevalenti sulla circostanza aggravante della recidiva nei casi in cui il reato è punito con la pena edittale dell’ergastolo”.

“Fermo il digiuno, riportatemi in carcere a Sassari”

È stato l’anarchico stesso a comunicare, compilando un modulo prestampato a disposizione dei detenuti, la scelta di ricominciare ad alimentarsi dopo quasi sei mesi di digiuno più o meno ferreo: “Dichiaro di interrompere lo sciopero della fame”, ha scritto, avvisando così i vertici del Dap, del carcere di Opera e del Tribunale di Sorveglianza di Milano. Ora la ripresa dell’alimentazione sarà graduale e tenuta sotto controllo dai medici del San Paolo.

Quando le condizioni di salute lo permetteranno, Cospito verrà riportato nel carcere di Opera a Milano. Anche se l’anarchico avrebbe espresso il desiderio di tornare nel carcere di Bancali a Sassari in cui era detenuto prima del trasferimento ordinato per motivi clinici.

Nelle ultime settimane Cospito – dopo aver perso 50 chili e aver accusato problemi cardiaci e neurologici, sbalzi cardiaci e difficoltà a camminare – aveva ricominciato ad assumere integratori, brodo vegetale, qualche bustina di parmigiano, bevande e latte su consiglio del medico di parte, Andrea Crosignani. “Non avremmo mai pensato che sarebbe giunto vivo al 18 aprile”, aveva detto ieri il suo legale.

La svolta dopo il verdetto della Consulta

La decisione non è stata al momento motivata. Ma ieri, 18 aprile, Cospito e il suo avvocato Flavio Rossi Albertini avevano ottenuto, dopo sei mesi, la prima vittoria giuridica. All’anarchico, già condannato a 20 anni per i due ordigni esplosi nel 2006 davanti alla Scuola allievi carabinieri di Fossano, la Cassazione nel luglio scorso aveva deciso di contestare il reato di strage politica, punito con l’ergastolo, senza attenuanti. Anche se strage non c’era stata perché le bombe non avevano provocato morti né feriti. La Corte d’Assise d’Appello di Torino aveva deciso di rimettere il caso alla Consulta su istanza del legale di Cospito che ha sempre sostenuto che si sarebbe potuta riconoscere l’attenuante dei fatti di lieve entità, riducendo la pena. E la Corte gli ha dato ragione smontato un tassello della legge ex Cirielli e stabilendo che “il carattere fisso della pena dell’ergastolo esige che il giudice possa operare l’ordinario bilanciamento tra circostanze aggravanti e attenuanti”. E “conseguentemente il giudice dovrà valutare, caso per caso, se applicare la pena dell’ergastolo oppure, laddove reputi prevalenti le attenuanti, una diversa pena detentiva”. Una scelta che apre la strada alla riduzione di pena da parte dei giudici di Torino, dall’ergastolo a una condanna tra 20 e 24 anni.

La seconda vittoria giuridica di Cospito. Ma non contro il 41 bis

Il regime di 41 bis, per il quale l’anarchico aveva annunciato mesi fa che sarebbe stato pronto a lasciarsi morire di fame, non è stato però toccato dalla Consulta. E per questo l’avvocato è pronto a una nuova istanza al ministro Carlo Nordio che già una volta ha però detto no alla cancellazione del carcere duro per l’anarchico. La battaglia per la modifica di una norma (la ex Cirielli) Cospito invece la ha vinta. E non è la prima volta. Era già successo nel 1993. Anche allora una “sentenza Cospito” della Corte costituzionale aveva fatto giurisprudenza. Per chiunque disertasse la leva, come l’anarchico, si abbatteva la cosiddetta “spirale delle condanne” fino al 45esimo anno di età: a ogni chiamata del servizio militare rifiutata corrispondeva una condanna. Nel 1993, dopo la battaglia legale dell’anarchico, i giudici stabilirono che i disertori non possono essere condannati più di tre volte e comunque a pene che non possono superare complessivamente l’anno di carcere.

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