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di Paola Rinaldi
Fino al 7 ottobre ricorre la Settimana mondiale per l’allattamento materno, promossa in Italia dal Movimento Allattamento Materno Italiano, un’iniziativa che intende sostenere, promuovere e sensibilizzare l’opinione pubblica rispetto a questa pratica naturale ed economica, unanimemente riconosciuta come un importante fattore di salute materna e infantile.
L’allattamento al seno, infatti, rappresenta la scelta alimentare d’elezione per i primi mesi di vita, perché è in grado di rafforzare il legame psico-affettivo tra madre e bambino, migliorando il benessere di entrambi. «Durante questo periodo, la donna può seguire la sua dieta abituale, purché varia e bilanciata, adottando qualche precauzione e seguendo piccoli consigli pratici», spiega la dottoressa Rosa Bifulco, nutrizionista esperta in diete per la fertilità ed equilibri ormonali femminili, autrice del nuovo libro Nutrizione in gravidanza. Liberati da credenze e falsi miti. Con suggerimenti e ricette specifici per ogni trimestre (Edizione Lswr).
L’unico “tabù” è l’alcol
Non esistono diete specifiche per l’allattamento con alimenti vietati o sconsigliati. «Subito dopo il parto, infatti, la donna può tornare a seguire il suo regime alimentare abituale, reintegrando anche i cibi evitati durante i nove mesi di gravidanza, come quelli crudi», evidenzia la dottoressa Bifulco.
«L’unico divieto che permane è quello degli alcolici, perché l’alcol può passare nel latte e avere ripercussioni importanti sul fegato e sul sistema nervoso del bambino, oltre che sulla sua crescita». Di conseguenza, non è vero che il consumo di birra aumenta la produzione di latte: si tratta di un falso mito.
Tè e caffè: sì, ma con moderazione
Meglio limitare anche le eccessive quantità di sostanze nervine, cioè capaci di eccitare il sistema nervoso centrale, come caffè, tè o ginseng.
«Non superiamo le 3 tazze al giorno per evitare che queste sostanze passino nel latte e rendano inquieto il bimbo, interferendo con il suo addormentamento», suggerisce la dottoressa Bifulco. «Un accorgimento utile può essere quello di non assumere queste bevande poco prima di allattare, ma subito dopo, in modo da far trascorrere un po’ di tempo prima della poppata successiva».
Quando si allatta si può mangiare tutto
Per il resto, una donna che allatta può mangiare e bere di tutto. «Alcune evitano di consumare alimenti come aglio, broccoli, cavolfiori e cipolle, che influenzano il sapore del latte, pensando di renderlo meno appetibile», ammette la nutrizionista.
«Niente di più sbagliato: il fatto di condizionare il sapore del latte è un vantaggio, perché consente al bambino di iniziare a riconoscere il modo di mangiare della sua famiglia. Questo renderà più semplice lo svezzamento, quando il piccolo riconoscerà nel piatto sapori e odori familiari. Tra l’altro, si tratta di sapori che il bambino già conosce, perché durante la crescita intrauterina li ha assaporati bevendo il liquido amniotico. Questo processo è semplice da capire se immaginiamo che un bimbo indiano dà al curry lo stesso significato che un bimbo italiano dà al ragù: ossia quello di casa».
Via libera anche agli alimenti “allergizzanti”, come latte, uova, pesce, fragole o frutta secca, perché le proteine coinvolte nelle reazioni allergiche non giungono fino al latte e non possono scatenare problemi nel bambino. In definitiva, vanno eliminati solo nel caso in cui la mamma sappia di essere allergica. Ma per mettere se stessa al riparo.
La questione coliche
Un altro falso mito piuttosto diffuso è che la dieta seguita dalla mamma possa scatenare le coliche nel bambino. Anche nel caso di alimenti di difficile digestione, come i legumi, questi vengono comunque digeriti e metabolizzati dalla mamma: al massimo, potrebbe essere lei ad avere fermentazione intestinale, mentre nel latte arriveranno solo i nutrienti presenti in quegli alimenti (amminoacidi, grassi, zuccheri), che non possono generare quel tipo di problemi.
«Al contrario, le coliche potrebbero derivare da uno scorretto attaccamento al seno che fa inglobare troppa aria al bambino oppure da un mancato ruttino o, ancora, da un’eccessiva velocità nel mangiare», riferisce la dottoressa Bifulco.
Quanto mangiare durante l’allattamento al seno
Un altro dubbio delle neo mamme è: quanto bisogna mangiare? Durante l’allattamento al seno, i fabbisogni sono aumentati rispetto a prima della gravidanza e sono simili a quelli dell’ultimo trimestre di gestazione.
«Quindi, in base alle indicazioni ricevute dalla ginecologa, si potrebbero mantenere le stesse abitudini e gli stessi quantitativi di proteine, carboidrati e grassi», spiega l’esperta. Attenzione, però: siccome la fame aumenta, è bene mantenere una dieta equilibrata, senza lasciarsi tentare dai cibi densamente calorici ma poco bilanciati e nutrienti.
Quanto bere durante l’allattamento
Lo stesso vale per la quantità di acqua da assumere, perché i fabbisogni di liquidi aumentano con l’allattamento e, se non ci si idrata correttamente, si rischia una disidratazione.
«Bisogna cercare di bere almeno due litri di acqua al giorno», espone la dottoressa Bifulco. «Magari potrebbe essere utile controllare la concentrazione delle urine: se sono troppo scure e cariche, probabilmente si sta bevendo poco per le proprie esigenze e bisognerebbe aumentare le quantità, cercando di arrivare a un’idratazione che permetta di avere urine chiare, quasi trasparenti».
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Tag: allattamento al seno, maternità.