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SENIGALLIA – Nella vita è anche questione di pendenze e dislivelli. E’ quello che credono i commercianti del centro storico di Senigallia a ridosso del fiume Misa. “Quel ponte restaurato è stata la nostra condanna, siamo suoi prigionieri – dice Paolo Manoni del Caffè Portici mentre butta chili di torte e guarda sconsolato i frigoriferi inutilizzabili – I suoi fianchi chiusi da paratie, la sua campata troppo bassa, hanno fatto da muro a acqua, fango e detriti che sono arrivati come una furia dall’alto”. Il ponte sotto accusa è quello dedicato al 2 Giugno, un’opera del Consorzio bonifica e cofinanziata dall’Unione europea. “E’ stato inaugurato quattro anni fa – continua Manoni – e subito abbiamo capito che era tutto sbagliato, i fianchi dovevano essere ripristinati con le colonnine come in passato”.
Danni per milioni di euro
Dai Portici Ercolani e fino all’opposta sponda del Misa, su via Carducci, la rabbia cresce di ora in ora mentre gli stivali di gomma affondano nei centimetri di fango, sabbie mobili che risucchiano verso il basso. Milioni di euro di danni per le oltre 30 botteghe storiche sotto i portici, il cuore pulsante del commercio in città. “Mandateci l’esercito – è l’appello dei commercianti allo Stato – da soli non ce la facciamo. Non abbandonateci”.
Paolo Manoni, proprietario del Caffè Portici: è uno dei leader della protesta C’è chi scivola mentre spala e chi piange guardando la merce accatastata ormai diventata immondizia. Collezioni di abbigliamento autunno/inverno sono ormai stracci, centinaia di paia di scarpe invernali sono zuppe di acqua marrone.
Non molto lontano dal centro c’è chi scava a mani nude per recuperare i corpi di Mattia Luconi, 8 anni, e Brunella Chiù, 56, gli ultimi due dispersi della tragedia marchigiana. Sono 9.560 i cittadini coinvolti dai danni dell’alluvione, 42 gli sfollati in hotel, 12 gli anziani accolti alla Fondazione città di Senigallia. Oggi e domani le scuole di ogni ordine e grado restano chiuse. E’ lutto regionale ma c’è anche l’impossibilità di garantire i servizi agli studenti.
L’accusa dei cittadini: “Alla foce c’era un tappo di ghiaia e nessuno lo ha ripulito”
Paolo Manoni ha perso un laboratorio oltre alla merce. Michele Morbidelli, titolare della tabaccheria storica di corso II Giugno inaugurata nel 1959, denuncia: “Un mese fa alla foce del Misa c’era un tappo di ghiaia e nessuno lo ha pulito. L’ho visto coi miei occhi”.
Dall’altra parte del ponte c’è la gelateria Brunelli, tre coni Gambero Rosso. “Almeno 200 mila euro di danni – dice Paolo Brunelli – e penso che la stima sia più alta”.
Adriana Puglisi, di “Qua qua qua”, negozio di souvenir apre in diretta i mobili pieni di stoffe, paperelle, ancore in ceramica. “Tutto perso, il fango ha distrutto i miei mobili di legno”, è rassegnata. Nel condominio, costituito dai commercianti, si cerca una soluzione. “Le paratie davanti alle entrate? – propone qualcuno – ma non basteranno contro la forza distruttiva della prossima esondazione”.
Negli occhi dei negozianti c’è la disperazione. “Ieri sera ho tenuto botta – racconta la titolare di Crazy Cocò – e poi sono scoppiata in un pianto con le mie sorelle in videochiamata. Siamo cattivi e forse la natura già da tempo ci dà un segnale che non vogliamo cogliere”.