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SENIGALLIA (AN) – I bei capelli neri di Silvia Mereu sono arruffati, ancora infestati dal fango mortale, e scendono sulle spalle coperte da un pigiama rosa. Le sue mani sono ferite come il suo sguardo rivolto verso la finestra dell’ospedale civile da dove entra un sole beffardo. “Ho lottato per tenere Mattia stretto a me dopo avere abbandonato la mia macchina ma c’era quella forza sovrumana, quell’acqua che ci ha travolti trascindandoci verso il basso e che me l’ha strappato via dal petto. Il mio adorato figlio adesso dov’é?”, quasi sussurra mentre chiude gli occhi per riavvolgere il nastro di un film horror. Silvia è una superstite dell’alluvione nelle Marche, farmacista 42enne di Barbara. È la mamma che ce l’ha fatta e ancora non sa dove sia il suo bambino di 8 anni. Lei ha un principio di polmonite, è ricoverata dopo essere rimasta per due ore e mezza su un albero e ripete: “Nessuno ci aveva avvertiti del pericolo“.
Quando ha visto Mattia sparire nel fiume di fango?“Era aggrappato a un tronco. Ce la stava mettendo tutta pure lui per rimanere a galla. Questione di secondi, poi l’ho visto scomparire nel buio. Datemi la speranza che sia ancora vivo”.
Che cosa è sucesso?“Avevo appena lasciato la farmacia, erano le 20, massimo 20,30. Mattia aveva trascorso il pomeriggio dal padre. A Barbara non pioveva, io e Mattia abitiamo a San Lorenzo in Campo. Avrò percorso in auto sulla Corinaldese meno di una decina di chilometri. Ha iniziato a piovere e poi ho visto quell’onda marrone arrivare come una furia verso di noi”.
Cosa ha fatto?“Ho riflettuto sulla manovra più giusta da fare. Ho inserito la retromarcia per cercare di tornare indietro e imboccare un’altra strada. Ma è accaduto l’impossibile”.
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Cioè?“L’auto è stata come sollevata dalla potenza di quell’inondazione che arrivava dal fiume Nevola. La macchina in pochi secondi si è riempita d’acqua. Non avevo altra scelta, dovevamo scendere e nuotare”.
Mattia aveva molta paura?“Mattia è autistico. Non parla ma aveva negli occhi il terrore. Cercavo di tranquillizzarlo. Ho subito slacciato le cinture e ci siamo ritrovati in quel mare di detriti. Urlavo ma l’acqua mi sovrastava. Lo stringevo più forte che potevo. Tronchi e pietre mi sbattevano addosso”.
Ma non c’erano altre auto?“Sì, ne vedevo qualcuna in lontananza ma nessuno mi sentiva, nessuno si è fermato”.
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Poi, ha perso Mattia.“A un certo punto siamo stati travolti di nuovo come da una mareggiata fortissima, mi sarà scivolato dalle braccia (si dispera nel letto Silvia, ndr) e l’ho visto aggrappato a un tronco. Io provavo a raggiungerlo, gli urlavo ‘La mamma è qua amore’. Mi aggrappavo a rami, rocce, e poi sono salita su un albero. Ma da lì non l’ho visto più. C’era solo il nero attorno a me”.
È rimasta per oltre due ore lì.“La mia disperazione non ha fine, volevo rituffarmi ma ormai era tutto impossibile. Ho continuato a urlare fino a quando ho visto due fari puntati verso di me. Erano dei soccorritori, mi hanno portata in ospedale”.
Come era stata la giornata con Mattia?“Era stato a scuola per il suo secondo giorno. Era contento, aveva fatto un lavoretto con le foglie. Uno per me, uno per suo padre. Quelle foglioline sono rimaste in macchina. Indossava una felpa con un elefantino giallo e quando l’ho abbracciato al ritorno da scuola gli ho detto: “Sei il mio bambino bellino”. Lui era dolce come sempre”.
Le ricerche vanno avanti senza sosta.“Non riesco a perdere la speranza. Lo so che non è razionale, sono trascorse quasi 24 ore. Ma io rivoglio mio figlio. Lancio un appello ai soccorritori: “Riportatelo alla sua mamma””.