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È stato uno dei carceri più famigerati del mondo, dimora di celebri criminali. Costruito su un’isoletta nella baia di San Francisco, circondato da acque gelide, percorse da pericolose correnti (e pure dagli squali), Alcatraz avrebbe dovuto scoraggiare qualsiasi idea di evasione. Ma così non fu. Tra coloro che hanno tentato ci sono Theodore Cole e Ralph Roe. In prigione per delle rapine, i due sparirono in una giornata di nebbia fittissima, il 16 dicembre 1937. Molto difficile che siano riusciti a giungere a riva, ma comunque di loro non si seppe più nulla – nemmeno i corpi sono stati trovati – e il mistero rimane.
È solo una delle storie raccontate nel libro Fuga da Alcatraz, stesso titolo del celebre film con Clint Eastwood e stesso nome della gara di triathlon che parte ogni anno dall’isola (che oggi è un museo): più di 45 chilometri tra nuoto, corsa e bici. Il grande Beethoven invece, nato il 16 dicembre 1770, la sua “Grande fuga” (Große Fuge) la mise a segno tra il 1825 e il 1826, quando era già diventato sordo. Imponente ed estremamente complessa, all’epoca fu stroncata dai critici. Oggi è considerata una delle sue composizioni più ardite.