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Il 16 ottobre 1934 l’Armata Rossa cinese iniziò la “lunga marcia”, la colossale ritirata con la quale i soldati comunisti sfuggirono all’accerchiamento dalle forze nazionaliste del Kuomintang di Chiang Kai-shek. Durò oltre un anno: 370 giorni per percorrere 10mila chilometri fino allo Shaanxi. Lì fu organizzata un’amministrazione sovietica autonoma e Mao si affermò come leader indiscusso del partito. Trent’anni più tardi nel Paese la rivoluzione comunista aveva trionfato, e il Dragone si preparava a raggiungere le altre potenze nella corsa alla bomba atomica. Perché, parola di Mao, “nel mondo di oggi, se non vogliamo essere vittime di bullismo, dobbiamo averla”. Il 16 ottobre 1964, nell’area desolata di Lop Nur, il governo di Pechino fece esplodere il suo primo ordigno nucleare, da 22 chilotoni. Era il quinto Paese a riuscirci, il primo in Asia.