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Era iniziato tutto con le accuse contro tre donne: Sarah Goode, una povera madre di famiglia con una cattiva reputazione, Sarah Osborne, una signora considerata troppo “indipendente” e che andava poco in chiesa, e Tituba, una schiava. A Salem, colonia del Massachusetts, il processo per stregoneria si allargò a più di 200 persone, accusate di praticare “oscuri rituali al servizio di Satana”. Alle fine ci furono 19 condanne a morte, le ultime eseguite (per impiccagione) il 22 settembre 1692. Terminava così uno dei più famigerati episodi di isteria collettiva e superstizione, avvenuto quando in Europa fenomeni simili erano già quasi scomparsi. Negli anni, la caccia alle streghe di Salem è diventata un simbolo dei pericoli dell’estremismo religioso, nonché un monito sul valore di un un giusto processo. Per questo molti storici ritengono che abbia avuto una grande influenza nella storia degli Stati Uniti. Il 22 settembre 1862 il presidente Abraham Lincoln firmò il “Proclama di emancipazione”: a partire dal primo gennaio 1863 – “da quel momento e per sempre” – tutti gli schiavi degli stati ribelli del Sud avrebbero ottenuto la libertà. Nell’immediato le conseguenze furono modeste, ma alla lunga il decreto ebbe ripercussioni enormi. La Guerra civile si trasformò in una lotta contro la schiavitù, il che impedì ai Paesi europei di intervenire al fianco dei confederati e permise all’Unione di arruolare quasi 180 mila afroamericani fino alla vittoria finale.