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Nel suo periodo di gloria il Principessa Mafalda era stato il più elegante transatlantico per il Sud America, vanto della Navigazione Generale Italiana. Ma dopo una ventina d’anni di onorato servizio era parecchio malridotto. Il 25 ottobre 1927, a un centinaio di miglia dalla costa del Brasile, i passeggeri avvertirono una forte vibrazione: l’asse dell’elica sinistra si era sfilato e si era aperta una falla irreparabile nello scafo. A centinaia finirono nell’oceano, infestato dagli squali. Bilancio ufficiale delle vittime (stilato dal governo fascista): 314. Per la stampa estera furono il doppio. Nonostante gli sforzi del regime di minimizzare l’accaduto, è passato alla storia come “il Titanic italiano”, il più grande disastro navale della nostra storia recente. ll 25 ottobre 1944 il sottomarino americano USS Tang, comandato dall’asso dei sommergibili Richard O’Kane, affondò nello stretto di Taiwan, colpito da un proprio stesso siluro. I 9 sopravvissuti – su 87 totali – furono recuperati dai giapponesi e finirono in campo di prigionia. Erano riusciti a risalire da 50 metri di profondità usando un rudimentale respiratore chiamato “Momsen lung”, il primo e unico caso nella storia.