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“Guardai e mi sfuggì un’esclamazione di stupore – racconta Edmondo De Amicis in Costantinopoli – Un’ombra enorme altissima e leggera, ancora coperta da un velo vaporoso, si sollevava al cielo e rotondeggiava gloriosamente nell’aria in mezzo a quattro minareti smisurati e snelli di cui le punte inargentate scintillavano ai primi raggi del sole: Santa Sofia!, gridò un marinaio…”.La basilica fu inaugurata il 27 dicembre dell’anno 537 dall’imperatore Giustiniano e dal patriarca Mena. I lavori di costruzione della nuova Megale Ekklesia – che sostituiva una struttura precedente distrutta da un incendio – erano durati poco meno di sei anni, su progetto di Isidoro di Mileto e Antemio di Tralle.
Santa Sofia fu riconosciuta da subito come un capolavoro architettonico e rimase il centro simbolico del potere religioso e politico dell’impero bizantino per nove secoli. Quando i turchi conquistarono la città nel 1453, Maometto II la convertì immediatamente in moschea (dopo aver trucidato o venduto come schiavi coloro che si erano rifugiati all’interno). Rimase un luogo di culto fino al 1935, quando diventò un museo per volere di Atatürk. Nel 2020 Erdogan l’ha trasformata di nuovo in moschea.