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“Tutti i riflettori puntano in alto. Verso un punto che sta esattamente sopra questo tetto. In qualunque momento può cadere una bomba in questa stanza. Uno due tre quattro cinque sei… passano i secondi. La bomba non cade. Ma durante i secondi di attesa, il pensiero si blocca. Anche il sentire si blocca, tranne la sensazione opaca della paura”. Così Virginia Woolf racconta una notte del 1940 nella sua casa nella capitale britannica. Il “secondo incendio di Londra” iniziò la sera del 29 dicembre di quell’anno, quando la Luftwaffe lanciò l’attacco aereo contro la City. La zona era la stessa del famoso rogo del 1666, diventata nel frattempo il cuore economico della metropoli.
Dal cielo caddero 100 mila bombe incendiarie. Un ordigno danneggiò le condutture dell’acqua, il che complicò il lavoro già difficile dei vigili del fuoco. Una squadra speciale di pompieri era a guardia di St Paul’s, su preciso ordine di Churchill: “La cattedrale deve essere salvata a ogni costo”. E così fu: la chiesa restò in piedi e diventò un simbolo di resilienza, anche grazie alla foto scattata proprio quella notte da Herbert Mason, dal tetto del Daily Mail (“St Paul’s Survives”).