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Era stato un fumatore accanito per tutta la vita, il maestro. Nel 1923 iniziò a soffrire di un mal di gola cronico e l’anno successivo arrivò il verdetto: tumore inoperabile. Puccini tentò un’ultima carta e si recò a Bruxelles per sottoporsi a un intervento chirurgico sperimentale, ma morì il 29 novembre 1924, a 65 anni. Massimo compositore italiano del primo Novecento, per moltissimi anni – troppi – il suo enorme successo presso il pubblico non è andato proprio di pari passo con il giudizio della critica (oggi non è più così). Comunque le sue opere continuano a riscuotere il successo di sempre: secondo l’ultima classifica di Bachtrack, tra i dieci melodrammi più rappresentati nel mondo nel 2023 quattro sono suoi (Bohème, Butterfly, Tosca e Turandot).
Quella sulla crudele principessa cinese fu la sua ultima fatica. Aveva iniziato a lavorarci quattro anni prima della morte, nel 1920, e la lasciò incompiuta. Turandot andò in scena per la prima volta alla Scala nel 1926. Ma a metà del terzo atto, Toscanini posò la bacchetta: “Qui il maestro è morto”. E lasciò la sala. Celebre per l’aria Nessun Dorma, è la più “sperimentale” tra le opere pucciniane, rivelatrice di una tensione verso nuovi effetti armonici, vocali e strumentali.