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Il 30 gennaio 1948, a Nuova Delhi, l’estremista indù Nathuram Godse uccise il Mahatma Gandhi. Grazie al “Padre della nazione”, da pochi mesi l’India si era liberata per sempre dal dominio della corona britannica. Così il grande Jules Verne, in uno dei suoi capolavori, Il giro del mondo in 80 giorni, descrive il Subcontinente all’epoca dell’apogeo dell’impero: un “grande triangolo rovesciato” abitato da 180 milioni di persone, dove una buona parte del territorio “sfugge ancora all’autorità della regina” Vittoria.
Il romanzo uscì nelle librerie il 30 gennaio del 1873. Il protagonista, l’imperturbabile Phileas Fogg –con l’aiuto del fedele maggiordomo Passepartout e complice il fuso orario – porta a termine con successo il periplo del globo in meno di tre mesi. Vince così la sua sfida con i membri del Reform Club e incassa un premio di 20mila sterline (che però servono in larga parte a ripagare il costo del viaggio). D’altronde un gentiluomo inglese “non scherza mai quando si tratta di una cosa seria come una scommessa”, anche quando per vincerla c’è da realizzare una vera impresa. Parola di Phileas Fogg.