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Android XR farà la fine di Daydream, Glass OS e dei Google Glass? È quanto si sta chiedendo la comunità di sviluppatori, preoccupati dall’dea di investire nella nuova piattaforma Android per la realtà estesa e poi trovarsi con un pugno di mosche in mano. La GrandeG, però, cerca di tranquillizzarli, ribadendo il proprio impegno.
Gli ultimi tre mesi del 2024 sono stati particolarmente avvincenti per gli appassionati della tecnologia: Meta ha presentato i suoi occhiali Orion, e Google ha annunciato Android XR.
Si tratta di un sistema operativo realizzato in collaborazione con Google e Qualcomm e pensato per fornire una piattaforma per occhiali e visori. Le sue funzionalità di spicco saranno la capacità di interconnettere l’utente con i mondi reale e virtuale senza soluzione di continuità, integrando ovviamente l’intelligenza artificiale (qualcuno ha parlato di Gemini?).
Ma all’entusiasmo è seguita la preoccupazione. Il cosiddetto Cimitero di Google conta ormai ben 296 lapidi tra servizi, dispositivi e app, e agli sviluppatori non va a genio l’idea di investire tempo e risorse in un progetto che poi potrebbe finire da un giorno all’altro.
Daydream, ad esempio, nel 2016 era stata proposta come una piattaforma di realtà virtuale e un insieme di dispositivi hardware che funzionavano con alcuni telefoni Android, ma dopo tre anni era stata cancellata senza troppi rimpianti.
In risposta a queste preoccupazioni, Google ha sottolineato la sua dedizione ad Android XR, citando a supporto della serietà del suo impegno oltre un decennio di investimenti in tecnologie correlate come ARCore e Google Lens.
L’azienda ha rassicurato gli sviluppatori che sta facendo investimenti sostenibili, tra cui consentire alle app Android 2D esistenti di funzionare sulla nuova piattaforma con il minimo sforzo da parte degli sviluppatori. Non solo, ma sta anche collaborando con Unity e si sta concentrando su standard open come OpenXR per facilitare lo sviluppo di esperienze immersive.
E, come ulteriore prova degli investimenti per accelerare lo sviluppo di Android XR su vari visori e occhiali, è poi proprio di ieri l’annuncio di un accordo strategico tra la GrandeG e HTC per integrare in Google parte del team di ingegneri che hanno partecipato allo sviluppo del visore VIVE.
Ma i dubbi restano. Shahram Izadi, vicepresidente di XR, ha riconosciuto la necessità di ricostruire la fiducia con gli sviluppatori, ma al contempo ha messo le mani avanti: i precedenti progetti erano componenti aggiuntivi, mentre Android XR è “una parte fondamentale dell’ecosistema Android“.
Sarà sufficiente a convincere gli sviluppatori? La competizione con Meta e Apple per una piattaforma legata alla realtà estesa / mista è fortissima, e nessuno può permettersi di restare indietro.