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Angela Carini testimonial dell’azienda che costruirà il Ponte sullo stretto, parte lo sfottò sui social

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Scatena l’ironia sui social la scelta di Webuild, la società che dovrà costruire il Ponte sullo stretto, di lanciare Angela Carini tra le testimonial della sua campagna per lo sport. Carini, a dire il vero, era stata scelta prima delle Olimpiadi, di cui è diventata protagonista discussa, dopo l’incontro con la pugile algerina Imane Khelif e le polemiche che ne sono seguite. Ma solo questa settimana la società ha lanciato la sua campagna video che la vede tra le protagoniste. E il risultato sui social è stato accolto da (facile) ironia proprio con riferimento al futuribile Ponte: “Speriamo che resista più di lei”.

La campagna è intitolata “Webuild per lo sport. Costruire un sogno: storie di campionesse”. Protagoniste cinque atlete azzurre: la velista Caterina Banti, la judoka Alice Bellandi, le velociste Zaynab Dosso e Antonella Palmisano e la pugile Carini, scelte come esempio di “audacia, perseveranza, resilienza, tenacia e passione”. Carini, reduce dal ritiro per abbandono sul ring contro Khelif dopo appena 46 secondi, viene immortalata come le altre con caschetto rosso, stemma della società e la parola “passione”. Nello spot si vedono le cinque campionesse impegnate negli allenamenti, mentre un messaggio motivazionale associa la voglia di non mollare mai, di andare oltre le difficoltà, alla visione aziendale dell’impresa di costruzioni. Un concetto espresso anche nel filmato in cui Carini è sola. “Siamo qui per realizzare tutti lo stesso sogno”, dice lei.

Lo spot, con ogni probabilità girato prima delle Olimpiadi, viene lanciato il 12 agosto e presto partono gli sfottò sui social. Con commenti di questo tenore: “Carini testimonial del Ponte sullo stretto. Molto indicata come scelta, una che non porta a termine un incontro per un’opera che non sarà mai portata a termine”; “Anche il Ponte crollerà dopo 46 secondi?”; “Se il Ponte avrà la stessa resistenza della Carini siamo in una botte di ferro”; “Speriamo che duri più di lei”. Messaggi poco gentili verso la pugile. Di sicuro non l’effetto che volevano ottenere gli ideatori della campagna.

 

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