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Antiage, gli ultrasuoni microfocalizzati che ringiovaniscono il viso

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di Maria Grazia Edson

Punturine, peeling, trattamenti con i raggi o con le onde… Sono tante le soluzioni anti-age proposte dalla medicina estetica e la scelta non è facile. Sicuramente, per esempio, avrai sentito parlare degli ultrasuoni microfocalizzati: è una delle tecniche più efficaci per ringiovanire il viso, ma sai che differenze ci sono con la più comune radiofrequenza? Su che tipi di pelle è indicata? E dopo quanto tempo dalla seduta si possono vedere i risultati?

La dottoressa Alessia Baroni, dall’approccio olistico alla medicina estetica, ci guida alla scoperta di queste onde “antitempo”.

Che differenza c’è tra ultrasuoni microfocalizzati e radiofrequenza?

A differenza della radiofrequenza, gli ultrasuoni microfocalizzati consentono di agire sulla componente muscolare del volto (smas) e del collo (platisma), su cui prima si poteva intervenire solo con la chirurgia. Il calore degli ultrasuoni microfocalizzati può arrivare in profondità e stimolare il rinnovamento delle fibre del tessuto muscolare ottenendo un effetto di trazione che ridefinisce l’ovale, un lifting. Inoltre, queste onde effettuano una stimolazione del derma (il tessuto deputato a produrre collagene e quindi responsabile del tono e del turgore della pelle) più significativa rispetto a quella ottenibile con la radiofrequenza. Infine, con la guida ecografica (presente unicamente nel trattamento a ultrasuoni micro focalizzati chiamato Ultherapy), si può effettuare un’analisi approfondita del volto e un trattamento altamente personalizzato. Un’ultima differenza: nel caso degli ultrasuoni basta un’unica seduta, mentre la radiofrequenza richiede più appuntamenti.

La guida ecografica aumenta anche la sicurezza del trattamento?

Certo. L’ecografia consente di studiare il tessuto e il grado di aging presente: in questo modo il trattamento, oltre a essere efficace perché “tailor made”, è anche sicuro in quanto il medico, per l’intera durata della seduta, vede ogni struttura, compresi i vasi sanguigni, e quindi può indirizzare le onde con la massima precisione.

A chi è consigliato questo tipo di trattamento?

È vero che non si può effettuare sulle pelli molto mature? È ideale per chi desidera rallentare l’aging cutaneo e conservare un aspetto naturale senza ricorrere, laddove è possibile, all’utilizzo delle punturine “per riempire”. Si utilizza in presenza di una lassità cutanea lieve o moderata, quando l’ovale del volto non risulta più definito. Può essere considerato anche come un trattamento “di prevenzione”, da eseguire (non prima dei 30-35 anni) quando inizia l’invecchiamento cutaneo e si manifestano i primi segni della perdita di tono. Sulle pelli molto mature, invece, in alcuni casi si può effettuare un protocollo di trattamento personalizzato, che integra gli ultrasuoni microfocalizzati al filler a base di idrossiapatite di calcio, ma è molto importante valutare il volto del paziente perché l’intervento chirurgico può essere la strada più indicata.

Su che tipo di viso gli ultrasuoni microfocalizzati danno i risultati migliori?

Il trattamento risulta ottimale in quei volti in cui la pelle sta diventando progressivamente più sottile e vuota, ma non è troppo rilassata. Nei mesi successivi alla seduta, il tessuto cutaneo tornerà a essere progressivamente più compatto, turgido ed elastico.

Gli effetti non si vedono subito, giusto?

Ci vuole pazienza: i risultati saranno apprezzabili dopo 4-6 mesi. La risposta al trattamento è soggettiva ed è influenzata anche da una serie di fattori come le ore di sonno, l’alimentazione, il grado di stress, la tipologia e l’entità dell’attività fisica svolta.

Chi vuole avere anche dei risultati più immediati può abbinare qualche altro trattamento?

Certo, è possibile integrare Ultherapy con biorivitalizzazioni a base di hydrobooster di acido ialuronico libero, in grado di idratare ulteriormente la pelle e favorire il lavoro dei fibroblasti (le cellule che vengono stimolate a produrre collagene), e peeling biorivitalizzanti capaci di migliorare notevolmente la luminosità cutanea e stimolare il tournover cellulare. Inoltre, è possibile intervenire con filler a base di idrossiapatite di calcio o acido ialuronico se si desidera stimolare ancora di più la produzione di collagene e ripristinare i volumi del volto persi con il trascorrere del tempo.

È vero che è meglio evitare filler e botox prima di sottoporsi agli ultrasuoni?

Sì, meglio attendere circa 4-6 mesi da un trattamento di filler con acido ialuronico, effettuato nella parte inferiore del volto (ovviamente non ci sono problemi con quelli alle labbra). Il filler sugli zigomi o sul mento si può eseguire subito dopo la seduta di ultrasuoni microfocalizzati. Così come si può iniettare, il giorno stesso, la tossina botulinica per ridurre le rughe di espressione e integrare l’effetto lifting del sopracciglio, che si ottiene con gli ultrasuoni microfocalizzati.

Quanto dura la seduta? È dolorosa?

La durata della seduta dipende dall’ampiezza dell’area trattata: circa un’ora per il viso, meno se si interviene solo sulla parte superiore o inferiore, un’ora e mezzo quando si agisce anche su collo e décolleté. Il trattamento è fastidioso in alcune zone, soprattutto nella fase iniziale (quando si agisce più in profondità), ma la sensibilità al dolore è soggettiva. In ogni caso viene applicata preventivamente un anestetico in crema.

Per quanto tempo si mantengono i risultati?

La stimolazione indotta dagli ultrasuoni microfocalizzati dura circa due anni.

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Tag:
lifting,
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