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Antonella Viola: “I bambini tra i 5 e gli 11 anni vanno vaccinati contro il Covid, sennò è come giocare a dadi col destino”

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L’Ema – come già in precedenza è stato per la Fda americana – ha concesso l’autorizzazione al vaccino anti Covid per i bambini tra 5 e 11 anni. Due dosi da somministrare a distanza di tre settimane, con vaccino Pfizer e dosaggio ridotto: 10 microgrammi invece di 30. Non tutti i genitori hanno già le idee chiare: per capire come valutare possibili rischi e benefici abbiamo interpellato una delle voci più ascoltate in Italia su questi temi: l’immunologa Antonella Viola, direttrice scientifica dell’Istituto di ricerca pediatrica di Padova.

Professoressa Viola, diversi genitori di bambini di età tra 5 e 11 anni si chiedono: “Dovrei far vaccinare il bambino o dovrei temere il rischio di miocarditi?”

Nei trial clinici su questa fascia d’età (come nel trial su 4700 bambini dove si è vista un’efficacia del vaccino pari al 91%) finora non sono stati rivelati dei casi di miocarditi ma solo effetti collaterali lievi o moderati. Invece l’infezione naturale del virus causa pericarditi e miocarditi nei bambini. Quindi sicuramente l’infezione naturale da Sars-CoV-2 può essere una causa di infiammazione del cuore, mentre invece la vaccinazione no. È vero negli uomini dai 30 anni in giù, soprattutto con il vaccino Moderna, si è visto un aumento lieve delle miocarditi. Però non si è mai trovato un nesso causale, ovvero un meccanismo diretto specifico. Inoltre quello raccomandato dall’Ema è il vaccino Pfizer, e per giunta la dose è stata ulteriormente ridotta proprio per ridurre, nei bambini, il rischio di effetti collaterali. Non c’è dubbio che il rischio di miocardite sia maggiore se non ci si vaccina. È stata fatta un’analisi dalla Fda proprio per valutare il bilancio rischi/benefici: dimostra chiaramente che, con la circolazione attuale del virus, è molto più rischioso prendere l’infezione naturale perché questa sì che può causare infiammazione sistemica e miocarditi.

L’Ema approva il vaccino per i bambini fra 5 e 11 anni

di

Elena Dusi

25 Novembre 2021

Qualche genitore, non necessariamente No Vax, pensa: “Se i bambini si ammalano in maniera perlopiù asintomatica, e ciò dà loro immunità naturale, è proprio necessario vaccinarli?”. Quindi vorrei capire: quali sono i reali rischi del Covid contratto in età pediatrica?

I rischi ci sono e sono tanti. È vero che nella maggior parte dei casi i bambini non si ammalano in maniera severa. Ma questo non vuol dire che il rischio sia zero. Anzi: noi abbiamo avuto circa 5800 casi di bambini sotto gli 11 anni di età che sono stati ospedalizzati a seguito dell’infezione da Sars-CoV-2. E ci sono state 119 terapie intensive e 19 decessi in questa fascia d’età, secondo gli ultimi dati dell’Istituto Superiore di Sanità. Quindi non è un “rischio zero”. Il problema è che noi non possiamo sapere se il nostro bambino andrà incontro a una forma di malattia del tutto asintomatica, senza alcun tipo di conseguenza, o se invece andrà incontro a dei problemi, come un Covid molto severo, o un “long Covid” (con sintomi che si protraggono per mesi dopo essere guariti dall’infezione), oppure la sindrome infiammatoria multisistemica, che è un’infiammazione generalizzata del corpo. Noi oggi possiamo dire che in generale ci sono dei bambini che rischiano di più, come i bambini obesi o immunodeficienti. Ci sono insomma tutta una serie di categorie per le quali c’è un rischio maggiore. Però sul singolo bambino non possiamo dire se avrà un Covid asintomatico o se avrà delle conseguenze pesanti. Siccome invece il vaccino è stato testato ed è sicuro – non ha dato effetti collaterali se non dolore al braccio, leggera febbre e mal di testa, ovvero ciò che è tipico della vaccinazione e comunque nulla che non passi con una tachipirina – è sempre meglio la vaccinazione.

il report

Gaslini: “Vaccinate gli under 12, il Covid li sta infettando 4 volte di più degli adulti”

di

Michela Bompani

26 Novembre 2021

Qualche voce nella comunità scientifica nei giorni scorsi ha espresso un dubbio sul numero dei bambini in quella fascia d’età coinvolti nei trial clinici: è un numero troppo esiguo per dare una valutazione affidabile?

Se si trattasse di un vaccino completamente nuovo, allora capirei l’obiezione. Ma ormai il vaccino anti Covid è già stato utilizzato negli adulti e negli adolescenti, e ci sono miliardi di persone che si sono vaccinate senza alcuna conseguenza. Ai colleghi eventualmente ancora scettici ricordo che esistono le agenzie regolatorie che, proprio per la loro funzione, valutano se il numero dei soggetti che hanno preso parte alla sperimentazione è adeguato o meno, e che nessuno di noi si può sostituire a un’agenzia regolatoria in questo giudizio.

Alcuni genitori si chiedono: “Dovrei fare vaccinare i miei figli più per proteggere loro, o più per proteggere gli altri?”

Noi dobbiamo vaccinare i nostri figli per proteggere innanzitutto loro stessi. È come giocare a dadi col destino: non lo sappiamo se la malattia, in caso di infezione, andrà bene o andrà male. E siccome invece sappiamo che il vaccino è sicuro, vacciniamoli per proteggerli. E poi per proteggere anche i fratellini: pensiamo alle famiglie in cui ci sono bambini più piccoli di 5 anni, che quindi in questo momento non possono essere vaccinati. Oggi l’unico modo per proteggere questi bambini – tra l’altro quelli con meno di un anno possono andare incontro a conseguenze importanti – è quello di vaccinare tutta la famiglia. E poi serve vaccinare i figli anche per proteggere i compagni più deboli, ad esempio i compagni di classe che per qualche motivo stanno facendo una terapia immunosoppressiva. Secondo me è una comunicazione sbagliata quella che sostiene che dobbiamo vaccinare i bambini per proteggere la collettività, gli adulti. Noi dobbiamo proteggere i bambini col vaccino innanzitutto per difendere la loro stessa salute.

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di

Elena Dusi

24 Novembre 2021

C’è il rischio che il vaccino anti Covid interagisca con gli altri vaccini che i bambini fanno?

Questa è una domanda aperta: ovviamente non possono ancora esserci studi in questo senso. La logica farebbe dire di no. Lei sa che quando i bambini fanno le vaccinazioni, le fanno tutte insieme: quindi non c’è il rischio di sovrapposizioni o di interazioni. Però qui bisognerà vedere come si esprimeranno l’Aifa e l’Istituto Superiore di Sanità. Se si farà come negli Stati Uniti – dove si è deciso che non c’è bisogno di aspettare tra una vaccinazione e l’altra perché si possono fare tutte insieme – o se invece da noi verrà chiesto di mantenere due settimane di distanza per sicurezza. In questa fase, probabilmente, io opterei per una vaccinazione anti Covid separata: per una migliore farmacovigilanza, per poter valutare meglio gli eventuali effetti collaterali del vaccino. A mio avviso, se mettessimo tutto insieme, in questa fase in cui dobbiamo fare del monitoraggio rischieremmo di fare confusione.

L’emergere della nuova variante sudafricana, che sembra molto preoccupante, è un motivo in più perché i genitori vincano l’indecisione e facciano vaccinare i figli tra 5 e 11 anni?

In realtà non è quest’ultima variante a fare la differenza, perché noi già dobbiamo proteggerci dalla “Delta” che è già estremamente trasmissibile e gira moltissimo nelle nostre scuole. Un altro motivo per cui dobbiamo vaccinare i nostri figli è per permettere loro di andare a scuola regolarmente, per evitare le quarantene e i tamponi continui: questi sono tutti piccoli traumi psicologici che i bambini hanno subito e continuano a subire a causa della pandemia. Il non potere andare a scuola, il rimanere confinati in casa, il fare ripetuti tamponi non sono cose piacevoli. Per far sì che tutto questo non accada più, li dobbiamo proteggere con il vaccino. Non sappiamo ancora se la nuova variante arriverà in Italia, non sappiamo se sia più trasmissibile ed è troppo presto per capire l’impatto che avrà sull’efficacia dei vaccini. Però ormai il messaggio che sembra chiaro è che il virus non sembra voler scomparire: resterà con noi a lungo, e quindi i bambini vanno protetti. Perché altrimenti prima o poi lo incontreranno, e non sappiamo come usciranno da questo incontro. Nella maggior parte dei casi non ci saranno problemi, ma in altri casi non andrà altrettanto bene, e non possiamo rischiare a cuor leggero la salute dei nostri figli.

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