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Armi all’Ucraina, ok unanime dal Cdm al nuovo decreto. Salvini si “allinea”. Prime defezioni tra i 5 Stelle

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Sì del governo all’invio di armi all’Ucraina. Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera all’unanimità al nuovo decreto che prevede aiuti, anche militari all’Ucraina, e con le norme per diversificare le fonti energetiche, riaprendo se necessario le centrali a carbone.

La riunione è iniziata alle 15.30, anticipata dalla telefonata tra Mario Draghi e Matteo Salvini per fare il punto della situazione. Il leader leghista ha ribadito la posizione della Lega: ieri aveva lanciato un appello affinché “l’Italia non fornisca strumenti letali” nel conflitto, poi in dietrofront in serata e oggi ha rotto gli indugi: massimo sostegno al governo ma invito alla cautela e alla massima diplomazia. ”Noi come Lega ci siamo ripromessi di scegliere insieme, sia in Italia che in Europa. Tutto quello che avvicina la pace deve essere accelerato, quello che l’allontana va valutato. Non penso che alle bombe si risponda con le bombe – ha ripetuto Salvini al termine dell’incontro con l’ambasciatore ucraino in Italia, Yaroslav Melnyk dove ha fatto sapere che il Carroccio voterà le mozioni unitarie sia a Roma che a Bruxelles – Ora però è evidente che c’è un popolo sotto attacco, che ha il diritto di difendersi. L’urgenza è far tacere le armi. Io credo al dialogo, alla diplomazia, anche perché gli italiani la guerra non la vogliono”.

Le armi italiane all’Ucraina

di
Gianluca Di Feo

28 Febbraio 2022

Il nuovo decreto

Il Consiglio dei ministri ha approvato all’unanimità un decreto legge che introduce ulteriori misure urgenti in relazione agli sviluppi della crisi in Ucraina. Si tratta di interventi in quattro settori: difesa, energia, rifugiati e università. Ieri Palazzo Chigi aveva anticipato l’intervento del governo “per garantire sostegno e assistenza al popolo ucraino attraverso la cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari alle autorità governative dell’Ucraina”. E non solo: tra le decisioni da prendere quella che “introduce una procedura che consenta maggiore flessibilità nell’uso delle diverse sorgenti di energia elettrica del Paese”.

Ok a cessione a mezzi ed equipaggiamenti militari a Kiev

Sul fronte della difesa, il decreto “prevede un intervento per garantire sostegno e assistenza al popolo ucraino attraverso la cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari alle autorità governative dell’Ucraina”, conferma Palazzo Chigi. Il dl approvato dal governo “contiene una norma abilitante che, dopo una preventiva risoluzione delle Camere, consente al ministro della Difesa di adottare un decreto interministeriale per la cessione alle autorità governative dell’Ucraina di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari. È prevista peraltro una deroga specifica ad alcune disposizioni vigenti”. L’invio potrà avvenire fino al 31 dicembre.

Le armi

Le armi che l’Italia dovrebbe mandare in Ucraina sarebbero sistemi anticarro e antiaereo, mitragliatrici leggere e pesanti e mortai. Strumenti, secondo gli esperti militari, utili in un contesto di conflitto ‘urbanò e di resistenza, dove è necessario avere a disposizione armi di facile trasporto e utilizzo. Come ad esempio i missili anticarro o degli ‘Stinger’ antiaerei a infrarossi.

Gli aiuti decisi oggi si aggiungono a quelli già deliberati venerdì scorso, quando Chigi aveva dato l’ok a un altro decreto che stanziava 174 milioni di euro tra il 2022 e il 2023 per il potenziamento della presenza militare a Est, e mobilitava 1.350 militari subito fino al 30 settembre, e altri 2.000 per eventuali esigenze di rinforzi o per dare il cambio ai primi soldati.

10 milioni e 16mila posti per accogliere i rifugiati

Sono state incrementate le misure di soccorso e assistenza alle persone che “stanno cercando e cercheranno rifugio nell’Unione europea”. Per questo motivo, il Cdm ha deliberato “la dichiarazione dello stato di emergenza, fino al 31 dicembre 2022, rivolto ad assicurare soccorso e assistenza alla popolazione ucraina sul territorio nazionale in conseguenza della grave crisi internazionale in atto”. In merito, si apprende da palazzo Chigi, “sono stati stanziati 10 milioni di euro, a carico del Fondo per le emergenze nazionali per consentire di organizzare ed attuare gli interventi più urgenti. Mentre, in vista del fatto che una parte del flusso dei profughi si indirizzi presso il nostro Paese, come in parte già sta cominciando ad avvenire, nel decreto legge approvato è stato previsto il rafforzamento della rete di accoglienza degli stranieri in Italia. In particolare, il provvedimento stabilisce: un incremento di 13.000 posti dei centri straordinari che potranno essere attivati dai prefetti (Cas); un potenziamento di ulteriori 3.000 posti del sistema di accoglienza e integrazione (Sai); che i cittadini ucraini vengano ospitati nei Cas anche indipendentemente dal fatto che abbiano presentato domanda di protezione internazionale; che le disponibilità dei Cas e della rete Sai, già incrementate dopo la crisi afgana, vengano dedicate anche alle esigenze di sistemazione e accoglienza dei profughi ucraini”.

Da Cdm 500mila euro per sostegno a studenti e docenti

Il Consiglio dei ministri ha istituito un apposito Fondo da 500 mila euro per finanziare misure di sostegno per studenti, ricercatori e docenti ucraini affinché possano svolgere le proprie attività presso università, istituzioni per l’alta formazione artistica, musicale e coreutica ed enti di ricerca italiani. Sono previsti, fa sapere Palazzo Chigi, tutti i mezzi per garantire loro il diritto allo studio, partendo dalle borse di studio.

Possibili razionamenti del gas, ancora non necessari

Il nuovo decreto sull’Ucraina “si occupa del livello di rischio imprevisto” rispetto al funzionamento del sistema nazionale gas. Lo sottolinea Palazzo Chigi spiegando che “si autorizza, anche a scopo preventivo, di anticipare l’adozione di misure per l’aumento dell’offerta e/o riduzione della domanda di gas previste in casi di emergenza, una eventualità che al momento non corrisponde a quella in cui si trova il nostro Paese”. In più “si rende immediatamente attuabile” il razionamento del gas utilizzato “dalle centrali elettriche” e “nel settore termoelettrico”.

Se fosse necessario ridurre i consumi di gas delle centrali elettriche scatterebbe la “massimizzazione della produzione da altre fonti”, fermo restando “il contributo delle energie rinnovabili”, spiega il comunicato del Cdm. La riduzione del consumo di gas potrebbe interessare le centrali elettriche ma anche “il settore termoelettrico che rappresenta – spiega Palazzo Chigi – una delle principali componenti della domanda media giornaliera di gas. “Per rendere concretamente operative le misure, si affida una serie di compiti” a Terna, gestore della rete. Che dovrà predisporre “un programma di massimizzazione dell’impiego degli impianti di generazione di energia elettrica con potenza termica nominale superiore a 300 MW che utilizzino carbone o olio combustibile in condizioni di regolare esercizio, per il periodo stimato di durata dell’emergenza” o fino a quando indicato dal Mite. Terna invierà report settimanale a Mite e Authority. Agli impianti si applicheranno limiti europei di emissioni di Co2, meno restrittivi di quelli nazionali.

Mentre sarà il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ad adottare con “provvedimenti e atti di indirizzo” misure “finalizzate all’aumento della disponibilità di gas e alla riduzione programmata dei consumi di gas previste dal Piano di emergenza” gas, “a prescindere dalla dichiarazione del livello di emergenza”, come previsto dalla bozza del decreto. Il ministro dovrà poi darne “comunicazione nella prima riunione del Consiglio dei ministri successiva all’adozione delle misure”.

Armi all’Ucraina, Salvini è un caso: “Non in mio nome”. Poi fa dietrofront

di
Concetto Vecchio

27 Febbraio 2022

Salvini: oggi uniti, la Lega appoggia il governo

Anche le forze politiche più scettiche si sono allineate alla posizione dell’esecutivo. Stamattina, dopo la visita privata al Sacro Conventi di Assisi per un “momento di preghiera” sulla tomba di San Francesco, Salvini ha confermato che “il governo avrà il pieno sostegno della Lega qualsiasi proposta porterà in Europa. Non bisogna rispondere alla guerra con un’altra la guerra, altrimenti si fa difficile fermarla”, ha detto parlando con i giornalisti. “Se con le bombe si risponde con le bombe si fa difficile” ha sottolineato Salvini. In mattinata, in tv, ospite di Mattino Cinque, aveva aggiunto: “Oggi non è pensabile dividersi, qualsiasi richiesta Draghi porti oggi la appoggeremo”.

Il 5S Petrocelli contrario, Conte ribadisce il sostegno al governo

In parlamento però sono arrivate le prime defezioni. A prendere questa posizione è il presidente della Commissione esteri di Palazzo Madama, il 5 Stelle Vito Petrocelli: “Non voterò – ha dichiarato in mattinata all’agenzia Agi – qualsiasi provvedimento possa uscire dal Consiglio dei ministri, che dovesse decidere, come da indiscrezioni di stampa, l’invio di armi letali all’Ucraina, come risposta all’operazione folle di Putin, che ovviamente non posso che condannare”. E dopo il Cdm ha fatto sapere che questa sera non partecipa alla riunione delle commissioni Esteri di Camera e Senato che devono dare il via libera al testo della risoluzione sulla guerra in Ucraina, che il Parlamento è chiamato ad approvare domani dopo le comunicazioni del premier, Mario Draghi. Il Parlamento “è stato preso in giro. Le commissioni Esteri sono al lavoro da stamattina per mettere a punto un testo che si è cercato di condividere anche con le opposizioni e il governo avrebbe dovuto rispettare la volontà degli eletti prima di arrivare a qualsiasi determinazione”, ha spiegato Petrocelli.

Ma è stato il presidente Giuseppe Conte a ribadire invece la posizione del Movimento in un colloquio telefonico con il premier Mario Draghi prima del Cdm: per ciò che concerne il sostegno all’approvvigionamento militare all’Ucraina, pieno appoggio dal M5S all’adozione da parte dell’Italia, nel quadro dell’Unione europea, di iniziative che consentano a Kiev di esercitare il diritto alla legittima difesa e di proteggere la sua popolazione. L’ex premier ha quindi confermato la ferma condanna del Movimento all’aggressione militare russa e il pieno sostegno per iniziative a favore della popolazione ucraina.

Prima della riunione, Petrocelli aveva invitato Conte a “riflettere sulla necessità che non vi sia un’escalation del coinvolgimento italiano” nel conflitto. Il rischio, per l’espontente 5S, è quello di tornare al Kosovo e alla guerra che ha distrutto Belgrado. Sono pronto ad assumermi tutta la responsabilità di questa decisione, che ho già comunicato al presidente Conte”. Ogni passo ulteriore verso il coinvolgimento nella guerra, sostiene, “è contrario ai principi della Costituzione e ai valori fondativi del Movimento”.

Ucraina-Russia, Draghi compatta tutti. Anche Meloni va verso la linea dura con Mosca

di
Tommaso Ciriaco

27 Febbraio 2022

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