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Armi all’Ucraina, sì del governo. Oggi tocca alle Camere

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LO SPECIALE GUERRA IN UCRAINA | FOCUS SENTIERI DI GUERRA

ROMA – “Ragazzi, leviamoci l’elmetto cinque minuti e ragioniamo, se autorizziamo gli aiuti militari significa che in guerra ci entriamo pure noi. Siamo proprio sicuri di volerlo fare?”. Quando, nella riunione congiunta delle commissioni Esteri di Camera e Senato, il M5S Gianluca Ferrara interviene per contestare la bozza di risoluzione che stamattina il Parlamento voterà per esprimere la posizione dell’Italia sul conflitto russo-ucraino, tutti capiscono che portare a casa l’intesa non sarà facilissimo. Anche se nelle stesse ore il Consiglio dei ministri all’unanimità vara gli aiuti militari a Kiev e il premier Mario Draghi, che sente Salvini e Conte, chiede l’unità di tutte le forze politiche.

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28 Febbraio 2022

Piero Fassino, uno dei due presidenti cui è stato demandato il compito di scrivere la risoluzione, fatica a raggiungere una mediazione. A nutrire perplessità non è l’opposizione di Fdi, che anzi è la più decisa. Bensì grillini e leghisti. Con il salviniano Stefano Candiani a insistere, senza però raggiungere l’obiettivo, per dare priorità alla mozione parlamentare rispetto al Consiglio dei ministri convocato, appunto, per deliberare la cessione all’Ucraina di “mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari”. “Velocità e dinamica dell’invasione hanno cambiato il quadro”, dice la piddina Lia Quartapelle, “le decisioni del governo esigono tempestività”.

Eccolo il nodo che tiene fino a sera la maggioranza sul filo: le armi da fornire alla resistenza anti-Putin. Risolto, dopo molte discussioni, con una formula che trascura l’offesa per esaltare il suo contrario. Chiedendo al governo di “fornire assistenza umanitaria, finanziaria ed economica, nonché apparati e strumenti militari di difesa”, recita il quarto punto della risoluzione. Con un addendum, imposto dai leghisti, di “tenere costantemente informato il Parlamento”. Che invocherà pure, all’unanimità, il cessate il fuoco; un piano europeo di accoglienza e procedure semplificate per il riconoscimento della protezione umanitaria; l’applicazione di sanzioni dure, purché accompagnate da compensazioni per i settori del Made in Italy più colpiti; uno scudo rafforzato contro gli attacchi cyber.

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di
Gianluca Di Feo

28 Febbraio 2022

Draghi lo dice in Consiglio dei ministri e lo ribadirà alle Camere: “Dobbiamo essere compatti”. L’obiettivo, spiega, è lavorare per una via d’uscita dal conflitto e Roma invierà armi a scopo di difesa, non di aggressione. Ma la convinzione è che non ci si possa tirare indietro: l’invasione russa determina un cambio di fase storica e richiede azioni conseguenti. Il decreto approvato dal governo condiziona, come sarebbe stato consigliato anche dal Quirinale, l’invio del materiale bellico al voto in Aula, a sigillare la copertura parlamentare su una scelta così delicata. Il decreto attuativo del ministro della Difesa Lorenzo Guerini dovrebbe essere firmato già oggi: saranno inviati sistemi anticarro e antiaereo, mitragliatrici leggere e pesanti e mortai, per un valore stimato tra i 100 e 150 milioni. Nel giro di tavolo in Consiglio dei ministri Andrea Orlando e Roberto Speranza pongono l’accento sul cessate il fuoco. Tacciono i ministri leghisti ma non per polemica, assicurano, bensì per piena condivisione. Il decreto dichiara uno stato di emergenza e stanzia 10 milioni per permettere alla Protezione civile di assistere i profughi in Italia (si attendono fino a mezzo milione di arrivi) e 500mila euro per gli universitari.

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