Testata Giornalistica registrata al Tribunale di Napoli n. 3830/21

VIES Newsletter

Gratuito / Prova ora

Testata Giornalistica registrata al Tribunale di Napoli n. 3830/21

Armocromia, la bellezza è nel colore. Lo sapeva anche Rossella O’ Hara

[ Leggi dalla fonte originale]

Nessun colore sta sempre bene a tutti, perché ciascuno reagisce in maniera diversa a seconda dell’incarnato, della gradazione degli occhi e dei capelli. Detta così, la cosa pare un’ovvietà: è evidente che siamo tutti differenti. E allora, perché ci ostiniamo a vestirci e a truccarci assecondando le “tinte di stagione”, e dando retta a chi dice che acquistando un pezzo di un certo colore non si può sbagliare? In realtà non esiste nulla – nessun capo, nessuna forma e soprattutto nessuna tonalità – che doni a prescindere, ed è qui che entra in gioco l’armocromia, vale a dire l’analisi del colore personale. 

L’attrice Julianne Moore in palette con i colori dell’autunno  

Le stagioni e la relativa tavolozza

Lo studio viene eseguito da esperti, accostando diversi drappi colorati al volto dell’esaminato: in questo modo si stabilisce prima se il suo sottotono sia caldo o freddo, e poi si identifica l’intensità e il contrasto più giusti. Così facendo, si stabilisce a quale dei quattro gruppi cromatici il soggetto appartenga: l’inverno e l’estate comprendono i colori freddi, l’autunno e la primavera quelli caldi. A questo punto, il più è fatto: l’armocromia funziona infatti per ripetizione, nel senso che tutti i colori di una stagione sono combinabili tra loro perché hanno la stessa radice. Dunque, basterà fare acquisti in quel range cromatico per essere sicuri di non sbagliare. Con buona pace di trend e tonalità del momento.

Penelope Cruz incarna i toni dell’inverno secondo la tavolozza dell’armocromia 

L’opposto della moda

A ben pensarci, si potrebbe dire che l’armocromia sia l’esatto opposto della moda: la moda, per forza di cose, lavora sull’omologazione e sulla massa, perché i brand non possono ragionare sul singolo consumatore; al contrario, l’armocromia si concentra sull’unicità delle persone. E, pensando a quanto negli ultimi mesi si insista sempre di più sull’importanza della diversità, si capisce come mai i social media italiani pullulino di post a tema. Anzi, di recente l’armocromia è diventata anche un fenomeno nazional-popolare grazie al suo debutto televisivo: dal 9 aprile va in onda su Real Time il reality Revolution: scopri i tuoi colori. A condurlo è Rossella Migliaccio, napoletana, consulente d’immagine, autrice di una app e due libri sull’argomento, titolare della prima scuola di formazione specifica, l’Italian Image Institute, nonché profetessa dell’armocromia in Italia. “Il principio base è semplice: se un colore non ci dona non è perché siamo sbagliati, ma perché ognuno è fatto a modo proprio”, spiega lei. “La frustrazione del non vedersi bene con qualcosa che viene presentato come ‘perfetto’ è comprensibile: l’armocromia risolve il conflitto sostituendo all’imposizione della tendenza la personalizzazione”.  

Kate Middleton, duchessa di Cambridge, con la tavolozza adatta alla primavera 

Quando un colore “sbatte”

Lei, una laurea in economia e un lavoro nell’editoria di moda, scopre l’armocromia e la consulenza d’immagine durante un periodo passato a Londra: l’idea le piace talmente tanto che molla la carriera per dedicarcisi, nonostante in Italia la materia sia sconosciuta. “Amici e famiglia mi chiedevano che senso avesse studiare come abbinare i colori, visto che tutti possono farlo da soli”, ricorda oggi. In effetti, è capitato a tutti di trovarsi davanti allo specchio e capire che una tinta “ci sbatte”. “Vero, ma questa è una scienza, con tecniche e metodi precisi”. Inoltre, va detto che l’obiettivo che lei s’è prefissa va oltre il semplice abbinamento. “Essere consapevoli della propria palette favorisce anche il consumo responsabile: sapendo già che una cosa non fa per noi, siamo molto meno tentati dagli acquisti d’impulso”. 

Clark Gable e Vivien Leigh in una scena di “Via col vento” 

Le origini a Hollywood

La rivoluzione dell’armocromia, come si diceva, in Italia è recente, ma in realtà il fenomeno ha quasi un secolo di vita. Furono infatti i costumisti di Hollywood a inventarsi l’analisi dei colori, quando negli anni Trenta si passò dal bianco e nero al technicolor: serviva loro per capire cosa stesse meglio agli attori sul set e studiare così guardaroba adeguati. “Uno dei primi esempi è Via col Vento, del 1939″, prosegue Migliaccio. “Tutti gli abiti di Rossella O’Hara sono nella palette di Vivien Leigh, che era un tipo inverno. Gli unici momenti in cui non lo sono è quando Rossella è malata o in difficoltà: allora è vestita con dei toni ‘sbagliati’, in modo da renderne il disagio. Quel film è la prova perfetta di quanto un colore faccia la differenza”. 

Il Portale Web dell’informazione libera

VIES TV

L’articolo che hai letto è stato di tuo interesse?

Scopri gli articoli correlati e lascia un commento!

Contattaci per info e collaborazioni.

Tags

Condividi questo post:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Iscriviti alla nostra Newsletter mensile

Ricevi notifiche e riepiloghi delle notizie del mese

Non ti invieremo mai nessuno spam,
solo contenuti utili e di valore.

Il portale web dell’informazione libera.