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Dormiva in un letto con pesanti coperte di lana, ma vestito. Niente cellulare, ma sei mila euro in contati a portata di mano. Così, Graziano Mesina – latitante da luglio 2020 – la scorsa notte, tra le due e le tre, è stato bloccato e arrestato al primo piano di una casa di Desulo. Un blitz dei Carabinieri del Ros – in collaborazione con quelli del Gruppo di intervento speciale, del Comando provinciale di Nuoro e dello Squadrone eliportato carabinieri cacciatori ‘Sardegna’ tra via Nuoro e contrada Gennargentu. Non lontano dal via va del comune di montagna, anche se le finestre erano serrate.
Sardegna, sparisce dopo la condanna il bandito Graziano Mesina
Al primo piano unito da una ripida scala dormiva la coppia, due coniugi non suoi parenti, arrestati per favoreggiamento. E così l’ennesimo arresto del più noto esponente del banditismo sardo, a 79 anni – già inserito dalla Criminalpol nella lista dei sei latitanti più pericolosi – è avvenuto a meno di trenta chilometri dalla sua Orgosolo, sempre nel Nuorese. Non in un ovile, né nel Supramonte, né tanto meno in Corsica o in Tunisia. Si trovava a meno di trenta chilometri dalla sua Orgosolo, sempre in Barbagia. La casa di due piani più cantina, secondo la ricostruzione dei carabinieri, era stata individuata da qualche giorno e – seppur brevemente – lo stesso Mesina era stato intercettato fuori dalle mura. Da lì appostamenti, fino all’irruzione: sono state sfondate le finestre e subito individuata la stanza, molto semplice. All’interno un letto, una stufa e poco altro.
Arresto Mesina, il colonnello: “Non ha opposto resistenza”
Al momento della cattura Mesina sarebbe rimasto in silenzio: solo una smorfia, nessuna dichiarazione, né opposizione. Con sé non aveva armi, e si trova apparentemente è in buona salute. Da lì perquisizioni, rilievi e altri interrogatori per tentare di individuare la rete di collaboratori che, al di là di marito e moglie, hanno provveduto a qualsiasi necessità del latitante. È probabile che, durante questo anno e mezzo, sia comunque rimasto in Sardegna, senza spostarsi poi di tanto. Sul fronte delle indagini smentite eventuali trattative di consegna o collaborazioni di informatori sul territorio. Durante il blitz notturno il paese è rimasto immobile, nessuno si è affacciato alle finestre. Altre volte, durante questi mesi, gli inquirenti pensavano di aver individuare un suo rifugio. Ma senza successo.
Sul capo di Mesina pesa una condanna a trenta anni, di cui sei già scontati, per associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga internazionale. A poche ore dalla sentenza della Cassazione che confermava la reclusione Grazianeddu (il suo nomignolo di gioventù) a luglio 2020 era sparito nel nulla. Non si era presentato per l’obbligo di firma in caserma a Orgosolo ed era diventato ancora una volta latitante, nonostante i controlli in entrata e in uscita dal paese. Alle spalle Mesina ha comunque quaranta anni di carcere per omicidi, sequestri, rapine intervellati da evasioni e lunghi periodi di latitanza che hanno alimentato un mito criminale, non solo in Sardegna. Tra gli episodi più noti, la sparatoria di Osposidda nel 1967 e nel 1992 la sua intermediazione, tra mille ombre, per il sequestro del piccolo Farouk Kassam. Avava ottenuto nel 2004 la concessione della grazia da parte del presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, poi revocata nel 2013 con l’arresto e di nuovo una reclusione. “È stato come se mi avessero dato la pena di morte”, aveva dichiarato proclamandosi innocente.