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ROMA — Un gesto «non ostile». La liberazione di Cecilia Sala è una partita diplomatica e giudiziaria che si gioca non soltanto in Iran. C’è un secondo tavolo, tutto italiano, che riguarda l’arresto di Mohammad Abedini Najafabadi, il presunto trafficante di armi preso a Malpensa, su un mandato americano, tre giorni prima del fermo della Sala.