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Bambini afferrati per i capelli o costretti a farsi la pipì addosso: condannata maestra di sostegno

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Calci, spintoni, ciocche di capelli strappate in classe ai piccoli allievi, costretti, a volte, a urinarsi addosso. Brunella La Rosa, 56 anni, maestra di sostegno in una scuola primaria di Nardò, è stata condannata a 3 anni e mezzo di reclusione con l’accusa di maltrattamenti aggravati su otto giovani allievi. La sentenza è stata emessa dal giudice monocratico Pietro Baffa che ha comunque tenuto conto di una richiesta di 4 anni e 9 mesi di reclusione invocata dalla pubblica accusa.

L’inchiesta, coordinata dall’allora pm Maria Rosaria Micucci, era sfociata nel marzo del 2019 in una misura interdittiva della durata di un anno a carico della maestra, successivamente dimezzata dal Tribunale del Riesame. Nel frattempo la docente è stata riabilitata all’insegnamento. Da novembre 2018 a gennaio dell’anno successivo, i carabinieri hanno acquisito innumerevoli riscontri: testimonianze, denunce querele, referti medici, registrazioni di dichiarazioni fornite da un bambino alla madre.

Otto, complessivamente, i ragazzini presi di mira. Tre, invece, le denunce. Già a metà dicembre del 2018, la madre di una piccola alunna aveva segnalato che la figlia accusava delle crisi di pianto quando andava a scuola. La bambina aveva parlato di un atteggiamento molto severo della maestra di sostegno che, in alcuni casi, aveva preso per i capelli alcuni suoi compagni.

A stretto giro, un altro genitore depositò una denuncia-querela dopo aver notato dei buchi sulla testa del figlio. “E’ stata la maestra che mi ha tirato i capelli – confidò il bambino – mi prende a schiaffi anche dietro la testa e mi tira per la maglietta e io non posso respirare”. In seguito sempre lo stesso studente riferì alla madre di non essere più nelle condizioni di frequentare la scuola, costretto persino a ricorrere alle cure del 118. Non è stato l’unico allievo a presentarsi in ospedale. Stando a quanto contenuto in un’altra denuncia-querela, infatti, anche un altro studente sarebbe finito in pronto soccorso. Il referto stilato dai medici l’8 gennaio del 2019 riportava: “Sul cuoio capelluto piccola area in parte senza capelli, in parte con capelli spezzati”. Confermando così le dichiarazioni che il bambino aveva rilasciato alla madre: “E’ stata la maestra che mi ha preso per i capelli, siccome ero rimasto chiuso in bagno per colpa dei più grandi, lei ha detto che ho perso tempo”.

I riscontri delle forze dell’ordine si sono avvalsi delle testimonianze a sommarie informazioni rilasciate da altri genitori. In un caso una madre ha riferito ai carabinieri che la maestra avrebbe sollevato un banchetto con una tale violenza da far sbattere il mento del figlio contro il tavolino. Subito dopo l’avviso di conclusione Brunella La Rosa ha chiesto e ottenuto di essere interrogata. Ha negato le accuse rimarcando, alla presenza dei propri avvocati Massimo Muci e Anna Maria Ciardo, di essere rimasta da sola con gli alunni in tre occasioni. Troppo poco tempo per compiere le violenze che le vengono contestate. Solidarietà è stata espressa dalle colleghe si sono schierate compatte a sostegno della maestra “seria e affidabile – dicono – e che si è trovata in una situazione in cui poteva esserci una di noi. Come corpo docente abbiamo fatto un fronte unico”. I genitori di tre allievi, rappresentati dagli avvocati Giuseppe Bonsegna, Antonio Falangone, Tommaso Valente e Gaetano Sodo, verranno risarciti in sede civile.

 

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