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Bassetti: “Varianti Covid problema solo per over 80 e fragili. Pessimi segnali invece per l’aviaria”

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Sul fronte Covid “ci saranno nuove varianti che potranno anche sfuggire in parte all’immunità dei vaccini, ma oggi questo Sars-CoV-2 è un virus che è diventato un’altra cosa. Sembra di vedere i coronavirus precedenti che, dopo aver circolato come questo negli ultimi 5 anni, alla fine trovano esseri umani che sanno ‘riconoscere’ questo virus perché – essendo venuti in contatto – hanno sviluppato gli anticorpi. Quindi oggi il Covid e le nuove varianti sono certamente un problema, ma per una specifica parte della popolazione: penso agli over 80-85 e penso agli immunodepressi come chi fa il cortisone cronico, chi è trapiantato o ha una leucemia. Va detto che per questa fascia di persone sono un problema anche il virus respiratorio sinciziale o altri virus respiratori”. Lo spiega Matteo Bassetti, direttore di Malattie infettive dell’ospedale policlinico San Martino di Genova, intervenendo sul quanto affermato dall’Oms in merito ai rischi dell’arrivo di nuove varianti “derivate da JN.1, che sono attualmente in basse proporzioni, ma che hanno mutazioni che potrebbero dare loro un vantaggio rispetto a XEC”. L’Organizzazione mondiale della sanità cita “LP.8.1, NP.1, LF.7.2”, che sono attualmente “varianti monitorate e/o caratterizzate”.

I virus – continua Bassetti – per chi non ha un sistema immunitario performante sono un problema”. Ma “per il Covid abbiamo le terapie, quindi oggi possiamo guardare con ottimismo al Sars-CoV-2. E’ un ‘problema non problema’ e alla vigilia del quinto anno è arrivato davvero il momento di girare pagina”, rimarca l’infettivologo.

Molto più allarmanti sono invece secondo l’infettivologo i segnali sull’aviaria. “Per il 2025 _ dice _ sul fronte malattie infettive dobbiamo guardare al problema aviaria. Il 2024 è finito nel modo peggiore, con casi umani anche impegnativi. Il virus sta mutando e non è più lo stesso visto nei bovini, ma è nuovo. Ci sono segnali che questo virus si sta avvicinando agli essere umani e temo che il 2025 possa diventare l’anno dell’aviaria. Anche l’Italia deve organizzarsi con vaccini, terapie e tutto quello che chiamiamo Piano pandemico aggiornato, che ancora non c’è”.

 

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