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Berlusconi shock: “Putin un uomo di pace, ripresi i nostri rapporti”

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ROMA “Ho riallacciato con Putin”. L’ha detto ai suoi deputati e hanno tentato di nasconderlo, di camuffare, di smentire. Poi è spuntato un audio con quelle esatte parole e hanno provato a minimizzare. Ma la clamorosa ripresa delle relazioni fra Silvio Berlusconi e il presidente russo, raccontata dal Cavaliere in una riunione di gruppo alla Camera, è un caso che infiamma la maggioranza capitanata da Giorgia Meloni e terremota le trattative per il nuovo governo, alla vigilia delle consultazioni al Quirinale. Nello stesso giorno in cui Lorenzo Fontana, neo-presidente leghista della Camera, solleva dubbi sulle sanzioni a Mosca: “Bisogna fare attenzione perché potrebbero essere un boomerang. I russi – dice a Porta a Porta – erano preparati da tempo, noi in Europa no”.

Aula Colletti di Montecitorio, interno giorno. È l’ora del caffè quando Silvio Berlusconi arringa i 45 eletti e blinda l’elezione per acclamazione del capogruppo Alessandro Cattaneo. Parla per una decina di minuti prima di affrontare i temi internazionali. E ricade in una sviolinata nei confronti del Cremlino. “Ho riallacciato un po’ i rapporti con il presidente Putin, un po’ tanto, nel senso che per il mio compleanno mi ha mandato venti bottiglie di vodka e una lettera dolcissima. Gli ho risposto con bottiglie di lambrusco e una lettera altrettanto dolce. Sono stato dichiarato da lui il primo dei suoi cinque veri amici”.

Berlusconi descrive Putin come “uomo di pace e sensato”, anche se nel file audio diffuso da Lapresse questa parte non c’è. Dettagli: l’ex premier, capo di uno dei partiti che si apprestano a governare l’Italia, si vanta del legame speciale con lo “zar” che ha ordinato l’invasione dell’Ucraina. Appena dopo aver espresso una posizione filo-russa sul conflitto in corso: “I ministri di Mosca – afferma il Cavaliere – hanno detto che siamo già in guerra con loro perché forniamo armi e finanziamenti all’Ucraina. Non posso esprimere il mio parere perché poi viene raccontato e succede un disastro. Però sono molto, molto, molto preoccupato”. Va avanti a ruota libera, Berlusconi.

Nel corso dell’intervento ricorda una vecchia richiesta di adesione della Russia all’Ue “bocciata da Francia e Germania” e dice che lui aveva in tasca una lettera con la quale, successivamente, Putin si sarebbe detto disposto a entrare nella Nato. “Peccato, avremmo cambiato la storia del mondo”, afferma. Molti, nel gruppo, capiscono che quelle uscite a metà fra confessione e vanteria diventeranno presto un grosso guaio. Altri si premurano di raccontare tutto all’esterno. Il patriarca azzurro, a fine intervento, viene invitato da alcuni fedelissimi a concordare una risposta per i giornalisti già al corrente dei fatti. E quando esce dal palazzo si rifugia in una bugia: “Ho solo raccontato una barzelletta su Putin…”.

Una nota ufficiale del partito smentisce la notizia “di una presunta ripresa dei rapporti con Vladimir Putin”. Antonio Tajani, ministro degli Esteri in pectore chiamato a interpretare un programma del centrodestra che vede al primo punto “il sostegno all’Ucraina di fronte all’invasione della Federazione Russa”, precipita nell’imbarazzo. Anche lui si adopera per mettere un pietoso velo: “I regali di Putin a Berlusconi? Roba vecchia, del 2008”. L’audio smaschererà ogni dissimulazione. E la vicenda si presenta nella sua luce reale: l’ennesima mina sull’ultimo miglio di Giorgia Meloni prima di Palazzo Chigi, dopo i tentativi di far saltare l’elezione di La Russa al Senato, il foglio con gli epiteti nei confronti della futura premier.

La tregua siglata solo lunedì in via della Scrofa è minacciata dalla sortita pro-Putin che si unisce alla nuova rivendicazione del ministero della Giustizia per FI e dalla decisione di Berlusconi di anticipare pubblicamente la lista dei dicasteri (e dei relativi titolari) da attribuire al suo partito. L’ira di Meloni e dei suoi viaggia sottotraccia, determina un’ulteriore nota di FI in cui si conferma la posizione “in linea con Europa e Usa”. Ma la frittata è fatta. E il caso sbarca al Parlamento europeo, dove il gruppo dei Socialisti & democratici parla di “deriva senza precedenti” e di “affronto all’Italia e all’Ue”, chiamando in causa il Ppe (di cui Tajani è vicepresidente): “Può sostenere questa coalizione e questo governo?”.

Nella maggioranza c’è chi prende le distanze. Ignazio La Russa definisce quelle di Berlusconi “parole in libertà” ma si dice certo che “non ci sia una sbandata”, Maurizio Lupi fa notare che quelle del Cav sono “considerazioni personali”. Tra le file dell’opposizione Enrico Letta sottolinea “il pericoloso spostamento dell’Italia verso una sempre maggiore ambiguità nei confronti della Russia”. E Giuseppe Conte incalza: “Le proposte di legge contro l’aborto, Berlusconi in luna di miele con Putin, se vogliono guidare l’Italia in questa direzione andranno a sbattere contro il nostro muro”. Lo show di Berlusconi è uno tsunami. “L’unica cosa che Berlusconi può ancora fare per non far nascere questo governo – twitta Carlo Calenda – è mettere una bomba in via della Scrofa”.

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