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Anche se nella tradizione marinaresca è ancora in uso il “passaggio”, accogliere gratuitamente a bordo delle navi autorità, rappresentanti delle forze dell’ordine e delle istituzioni, in questa inchiesta “a strascico” della Procura di Genova è presto per dire se non si tratti di una “Traghettopoli”. Tant’è che dalle indagini sui fumi e sui motori delle navi Tirrenia e Moby di Vincenzo Onorato, che vede al momento il sequestro cautelativo di tre traghetti, adesso si passa ai biglietti gratis offerti dall’armatore napoletano ad ammiragli, alti funzionari di prefetture e questure, appartenenti alle forze dell’ordine e anche a due magistrati, tutti indagati per corruzione. Qualcuno rischia pure di finire agli arresti domiciliari. Cosa abbia ottenuto, però, Onorato (indagato il figlio Achille, amministratore delegato di Moby) in cambio, per concretizzare “il favore”, è materia di indagine. Ma il pm Walter Cotugno ad una quarantina di indagati contesta già la corruzione.
Tutto inizia dai controlli compiuti a Genova dalla Capitaneria e dalla Finanza sui traghetti che, per la Procura, erano privi dei requisiti per le emissioni dei fumi. L’armatore avrebbe alterato pure le certificazioni, sui motori e sui ricambi. I reati contestati sono frode in pubbliche forniture e falso, riguardanti il contratto fra la Cin (Compagnia Italiana di Navigazione che ha assorbito Tirrenia) e il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti per la linea Genova-Porto Torres, per la quale la compagnia percepisce risorse pubbliche. Il sequestro cautelativo sulle tre navi, che al momento possono viaggiare ma non essere vendute (perchè nei primi mesi del 2024 motori e fumi sono stati messi a norma in accordo con la Procura), ammonta a 60milioni di euro, l’equivalente dei contributi percepiti dallo Stato per lo svolgimento del pubblico servizio. Questo il primo filone.
Il secondo, invece, è una sorpresa per gli stessi inquirenti che basano l’indagine sul maxi sequestro di mail alla Cin, sul quale deve ancora pronunciarsi il Tribunale del Riesame di Genova dopo che la Cassazione ha accolto il ricorso dei legali della compagnia. Tra le centinaia di mail acquisite gli investigatori si sono trovati ad indagare su colleghi e superiori gerarchici. Stupore anche per il pm – si è occupato del crollo della Torre Piloti e del Ponte Morandi – quando nella “Notizia di Reato” ha letto che tra i beneficiari dei “passaggi” ci sarebbero due suoi colleghi. Tanto che ha spedito alla Procura di Torino questo stralcio per competenza: i magistrati appartengono alla Corte di Appello di Genova (oltre le 4 provincie liguri comprende anche Massa-Carrara).
Nel resto del fascicolo figurano tre ammiragli, dei graduati della Capitaneria, della Marina Militare e delle Fiamme Gialle che avrebbero viaggiato gratis sui traghetti per Sardegna e Sicilia, sia da Genova che da altri porti italiani come Livorno, Civitavecchia, Napoli, Olbia, Cagliari e Porto Torres. E domani i primi due compariranno davanti al gip Silvia Carpanini per gli interrogatori preventivi previsti dalla riforma Nordio: quando la Procura richiede degli arresti (carcere o domiciliari) o altre misure restrittive, interdittive o sospensioni dall’esercizio della professione. Complessivamente sono state richieste al gip 13 misure cautelari, due domiciliari e 11 interdizioni dalle funzioni.
Ai militari delle Capitanerie sono contestati circa 90 biglietti gratuiti o scontati, per un valore che sui 20 mila euro. Al momento gli indagati sono Gianfranco Annunziata, contrammiraglio ed ex capo ufficio addetto alla politica militare nel gabinetto del ministro della Difesa, che avrebbe ricevuto 29 biglietti; l’ammiraglio Pier Federico Bisconti, ora in pensione ma fino a poco tempo fa vicesegretario generale della Difesa ed ex vicedirettore nazionale degli Armamenti; un altro ammiraglio di peso, Filippo Giovanni Maria Marini, attuale comandante della Capitaneria di Porto di Venezia. Seguono altri ufficiali: Enrico Lisiola, Fabio Vuolo della Capitaneria di Civitavecchia; Edoardo Volo, Aldo Tragiani, Emanuele Bonafede, Pier Federico Landi e Beatrice Lavorenti.