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Bimbo morto a Sharm el Sheik, i genitori tornano domai a Palermo. Aperta un’inchiesta, fari accesi sul resort

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Rientrerà sabato in Italia la salma del piccolo Andrea, il bambino di sei anni morto il 2 luglio scorso a Sharm el Sheik per un’intossicazione alimentare. Le autorità egiziane hanno dato il nulla osta al trasferimento del cadavere del piccolo e trasmesso le cartelle cliniche necessarie per organizzare il volo sanitario che riporterà in Italia i genitori. La mamma, Rosalia Manosperti, si sarebbe già rimessa, mentre il papà, Antonio Mirabile, è ancora ricoverato in rianimazione.

I problemi ai reni – fanno sapere i parenti – stanno lentamente rientrando. Ma ha ancora una sofferenza coronarica importante e non riesce ancora a respirare autonomamente. Il 46enne, in perfetta salute prima di quella vacanza trasformatasi in tragedia, non può essere staccato dal respiratore. In pochi minuti, i valori precipitano. “Bisogna aspettare”, si limitano a dire le autorità sanitarie egiziane.  

Accanto a lui c’è la moglie, Rosalia Manosperti, ancora sconvolta dall’improvvisa e rapida morte del suo piccolo Andrea, ma fisicamente – fa sapere la famiglia – in migliori condizioni rispetto al marito. Non ha mai avuto bisogno di ventilazione assistita, i sintomi di quella presunta intossicazione sono stati fin dal principio meno violenti.  Dall’Egitto, la sua voce arriva con un messaggio audio affidato a una testata palermitana on line: “Chiedo a tutte le istituzioni competenti di attivarsi affinché ci riportino in Italia il prima possibile, con un volo di linea speciale, perché le nostre condizioni di salute non ci permettono di prendere un volo di linea normale. Aiutateci per favore a rientrare a casa”. Anche lei è ancora ricoverata. Aspetta una bambina, è al quarto mese di gravidanza, per questo rimane sotto stretta osservazione medica. “Al momento, pare che non ci siano problemi. Ovviamente però siamo preoccupati”. 

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06 Luglio 2022

Anche perché quello che non si riesce ancora a capire – dice il fratello della donna, Roberto Manosperti  – è cosa sia successo. Nessuno dei medici al momento si sbilancia. Si attendono i risultati dell’autopsia e degli esami tossicologici effettuati sul cadavere del bambino, ma toccherà attendere. “Vogliamo riportarli a casa, ma al momento non è possibile”, fa sapere la famiglia, che con il supporto della Farnesina sta cercando di organizzare il rientro della coppia.

Nel frattempo proseguono le indagini. Sul caso, la procura di Sharm el Sheik ha aperto un’inchiesta, seguita da vicino anche dal personale diplomatico italiano in Egitto che ha supportato la famiglia Mirabile anche nella presentazione di una formale denuncia. Sotto accusa c’è il team medico del resort, cui i genitori del piccolo Andrea si sono rivolti non appena il piccolo ha iniziato a stare male, seguito a distanza di poche ore dal padre. Ma per i sanitari della struttura non era nulla di più grave di una banale intossicazione, da trattare con una flebo per combattere la disidratazione e “non meglio specificate pillole da assumere nelle ore successive alla visita”, racconta con rabbia Roberto Manosperti. Neanche quando le condizioni del piccolo sono visibilmente peggiorate – fanno sapere i familiari della coppia rimasti in Italia – i sanitari del resort si sarebbero allarmati, anzi hanno consigliato solo di attendere ancora.  

Inaccettabile per Rosalia Manosperti che in poche ore ha visto il suo bambino consumarsi davanti ai suoi occhi. Ha chiamato un’ambulanza e raggiunto l’ospedale, ma per Andrea non c’è stato nulla da fare. Tutti i tentativi di rianimarlo si sono rivelati inutili. Il marito, Antonio, è stato salvato in extremis, ha raccontato. Ha combattuto e combatte ancora.  

Adesso toccherà alla magistratura accertare cosa sia successo e se la clamorosa sottovalutazione della situazione da parte del team sanitario si debba a un banale quanto tragico errore o dalla presenza in struttura di personale non adeguato. Allo stesso tempo, sono partite le verifiche sulle condizioni delle scorte alimentari usate nel resort. “Ma quello che più ci preme in questo momento – fanno sapere i familiari della coppia dall’Italia – è riportarli a casa”.  

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