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ROMA – “Se volessimo, non sarebbe necessario aspettare che gli Stati Uniti desecretino questi documenti di cui si parla. Non è necessario aspettare per capire se, davvero, qualche partito politico in questi anni ha ricevuto finanziamenti diretti da uno stato straniero. Già oggi tutto si potrebbe risolvere senza rischiare di riempire di sospetti questo finale di campagna elettorale”.
E come, scusi?“Basterebbe che tutti i partiti politici assicurassero che nessun finanziamento di origine straniera è stato attribuito loro in questi anni. Poche parole, semplici e precise. Un giuramento davanti agli italiani. Sono due mesi che lo chiedo, che lo chiediamo ma fino a questo momento questa rassicurazione è stata data soltanto dal Partito democratico. Ora, che sappiamo dell’esistenza di questo rapporto dell’intelligence americana, lo ribadiamo e lo ribadiremo: il Partito democratico non ha mai ricevuto fondi da Stati o da strutture collegate a paesi esteri. Sarebbe davvero importantissimo che lo facessero tutti”.
Enrico Borghi è il parlamentare del Pd che più di tutti in questa legislatura si è occupato di ingerenze straniere, sia al Copasir (dove è stato tra i relatori delle due relazioni, quella durante il Covid e ora alla fine della legislatura) sia nel partito. Forse per questo non è sorpreso dopo aver letto delle rivelazioni dell’intelligence americana, lui che da tempo denuncia i rischi della “dottrina Gerasimov” in Italia e in Europa.
“La Russia tenta da sempre di inquinare le democrazie occidentali, finanziando partiti. Diffondendo fake news e cercando di alterare il dibattito pubblico. Un’operazione scientifica che mette in serio pericolo la sicurezza dei singoli Paesi. Questo è stato certamente fatto anche in Italia, lo abbiamo visto durante il periodo Covid e ora in occasione della guerra in Ucraina. D’altronde in Italia i russi hanno trovato terreno fertile. Riporto dei dati: nel 2017 Vladimir Putin ha siglato un accordo di cooperazione e collaborazione con la Lega di Matteo Salvini. Intesa che poi è stata rinnovata. Salvini che non ha mai detto una sola parola contro Putin, la cui foto esibiva sulle sue magliette in giro per l’Europa. Anzi, ora a Cernobbio ha riproposto ogni argomento della propaganda russa, in tema di sanzioni per esempio, come nemmeno il più fedele dei putiniani a Mosca avrebbe fatto. Come ho già dichiarato, sembra un influencer di Mosca”.
Questo però non significa che la Lega abbia preso dei soldi da Putin.“Certo che no. Ma la questione politica è evidente, a maggior ragione ora che siamo in campagna elettorale. Ci troviamo di fronte a una competizione in cui si fronteggiano due idee opposte, rispetto al posizionamento internazionale del nostro Paese. Nonostante gli sforzi della Meloni, è davanti agli occhi di tutti che da una parte c’è uno schieramento che guarda a Putin, o a Orban. E dall’altro ci siamo noi, a garanzia di un’Italia con i piedi ben solidi in Europa e nell’alleanza atlantica. Votare uno piuttosto che un altro significa scegliere dove stare. Non è un elemento neutro. Perché comunque andrà a finire ci saranno delle conseguenze”.
È preoccupato per questi ultimi giorni di campagna elettorale?“Chiediamo trasparenza. Quella sulla nazionalità dei donatori fisici e giuridici deve essere assoluta, soprattutto nel campo della pubblicità politica online non è regolamentata. Siamo nella prima campagna elettorale digitale della storia. E mancano regole certe. Ecco perché non possiamo rinunciare alla trasparenza. I partiti devono dire, tutti, chi paga cosa. Per questo il segretario Letta ha chiesto al governo di fornire al Parlamento tutte le informazioni di cui dispone. Ed è necessario che gli Italiani conoscano la verità, prima del voto”.