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Campo largo, “effetto Rai” sull’intesa Pd-M5s in Liguria: lo strappo riaccende la tensione sui renziani in coalizione. I grillini: “Se non li tolgono, andiamo da soli”

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In coalizione si tratta il tema con rigorosa (e preoccupata) cautela, c’è chi le definisce “schermaglie per copione” e chi promette “una soluzione positiva in poche ore”. L’alta tensione nel rapporto tra Pd e M5s, però, nel campo largo ligure chiamato alla prova del voto tra un mese esatto, alle Regionali del 27 e 28 ottobre, con l’ex ministro dem Andrea Orlando candidato presidente comune, rimane. E agita l’ultimo giorno a disposizione di coalizioni e partiti per consegnare pubblicamente le liste elettorali.

A riaccendere le tensioni a livello nazionale è stata ieri la spaccatura tra dem e grillini sul voto sul cda della Rai, ma a continuare a nutrirle, ancora in queste ore, è il nodo renziano in Liguria. Con la componente dem della coalizione che per settimane ha lavorato per trovare la quadra e far correre a sinistra (pur senza simbolo, in una lista civica centrista) una delegazione di Italia Viva, e gli stessi dirigenti grillini del territorio che minacciano: “Se tirano fuori tutti i renziani bene, sennò ci sfiliamo e corriamo da soli”.

Se la coincidenza temporale con lo strappo sulla Rai potrebbe risultare “sospetto”, a dirlo anche i toni e la formula condivisa in quota M5s per spiegare il caso (“Vogliamo evitare qualsiasi convergenza, apparentamento, unione con Renzi, renziani e travestimenti vari. Se nel Pd ci sono orfani di Renzi è un problema del Pd, non nostro”, diceva ieri il vicepresidente del Movimento Riccardo Ricciardi), tra i dirigenti grillini liguri si rivendica invece “la coerenza di chi ha sempre detto con chiarezza la propria idea”. A sgomberare insomma ogni possibile “strumentalità” della presa di posizione, in tempi di bracci di ferro in serie all’interno del campo largo, e ribadire “la linea già sostenuta” di settimane di trattative.

Se la richiesta di imbarcare i renziani in coalizione è arrivata dal Nazareno, la lunga estate del campo largo ligure del resto si è giocata – più che sull’investitura di Orlando a candidato comune – soprattutto sulla formula possibile per far digerire l’ingresso di Iv nell’alleanza ai più contrari, dagli stessi grillini ai rossoverdi. La fumata bianca è stata raggiunta solo a settembre inoltrato, dopo settimane di trattative e tira e molla sull’asse Genova-Roma, ma sembrava poter mettere d’accordo tutti. Con Italia Viva in coalizione ma senza simbolo e pochissimi candidati di riferimento, nessuno direttamente riconoscibile come volto noto del partito, nella lista dei “Riformisti” insieme a +Europa e Psi (e Azione in un’altra lista centrista). Uno scenario possibile durato pochi giorni, però, fino al caso Rai, e le tensioni di ritorno tra i due soci di maggioranza dell’intesa pre Regionali.

“Noi lo abbiamo sempre detto, abbiamo detto non volevamo Iv in coalizione, né col simbolo né nascosta, e in cambio della promessa di evitare ogni possibile ruolo dei renziani in coalizione abbiamo anche ritirato la nostra proposta di candidato presidente, il senatore Luca Pirondini”, si spiega dal M5s. “Se proprio hanno nostalgia dei renziani, nel Pd, che mettano i renziani: noi però saremo costretti a correre da soli con la nostra lista”.

Una presa di posizione che potrebbe apparire anche e soprattutto come un messaggio rivolto all’interno del M5s, dopo le polemiche della base grillina sul territorio, divisa sia sulla partecipazione al campo largo, sia sulle modalità di scelta dei candidati, che nel giorno della consegna della liste elettorali, un mese esatto al voto, potrebbe però diventare un piccolo, grande terremoto. “Nessun problema, l’intesa è costata fatica, le liste elettorali sono ancora da ultimare e si risolverà tutto”, si taglia corto al tavolo di coalizione, facendo capire che qualche intervento sugli ultimi nominativi probabilmente ci sarà, ma a un mese dalle Regionali non pare il miglior modo per lanciare la corsa al voto.

 

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