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Cannabis legalizzata, Orlando: “Riflettiamoci”. E il governo si spacca

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GENOVA – Sarebbe bastata la foto di don Andrea Gallo davanti alla sala della conferenza sulle droghe per capire che qualcosa è cambiato. Il sorriso del “don” (nel ricordo dei 20 anni dal G8 di Genova) fondatore della Comunità di San Benedetto al Porto, strenuo oppositore delle politiche di repressione dei tossicodipendenti, soccorritore degli ultimi, descrive infatti il tentativo, a 12 anni dall’ultima conferenza sulle droghe, dove la parola d’ordine era “tolleranza zero”, di cambiare, finalmente, il linguaggio. Invece è sulla Cannabis, oggi come ieri che la conferenza e la maggioranza di Governo si sono spaccate. Fabiana Dadone, convinta antiproibizionista, ha provato a costruire il grande meeting di Genova, portando sul tavolo temi assai concreti pur tentando, di evitare (ma non era possibile), il dibattito sulla legalizzazione della Cannabis. Dal fallimento della “tolleranza zero” verso chi consuma alla inattualità del testo unico sulle droghe del 1990, dallo spaventoso numero di tossicodipendenti in carcere, alle mafie del narcotraffico sempre più aggressive e invincibili. Invece è sulla legalizzazione, o meno, che il dibattito è planato, perché oggi la questione non è più rinviabile, con un referendum per l’autocoltivazione di marijuana che ha raccolto oltre seicentomila firme e un ragazzo su quattro che ammette di farne uso. Sono state le parole del ministro del Lavoro, Andrea Orlando, (dopo l’intervista di Repubblica in cui la ministra Dadone ha affermato “basta proibizionismo sulle droghe leggere”) a riaprire il dibattito.

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Riferendosi alla imminente decisione della Germania di legalizzare la Cannabis, Orlando ha rilanciato: “Nel momento in cui una parte non proprio irrilevante e un alleato non proprio trascurabile dell’Italia, come la Germania, sembra cambiare profondamente linea su questo fronte, credo che sia inevitabile che una qualche riflessione la si faccia anche nel nostro Paese”. Del resto Orlando aveva iniziato il suo intervento citando proprio don Andrea Gallo e Fabrizio De Andrè che la fragilità di chi si droga hanno raccontato e cantato.

Immediata la reazione di buona parte della Destra, a cominciare dalla ministra per gli Affari Regionali di Forza Italia, Maria Stella Gelmini. In apertura del suo intervento ha subito precisato di essere “contraria alla legalizzazione di ogni tipo di sostanza stupefacente”, avvertendo che “nel Governo su questo tema ci sono sensibilità diverse”. Sulla stessa linea, naturalmente, Massimiliano Fedriga, leghista e presidente della Conferenza delle regioni. Orlando e Dadone da una parte, quindi, M5S e Pd, Lega e Forza Italia dall’altra. Un netto scontro all’interno della maggioranza che su temi sensibili e diritti civili, dal Ddl Zan al suicidio assistito, non sembra avere alcuna concordia. Con posizioni diversificate all’interno degli stessi partiti. Matteo Salvini ha poi attaccato frontalmente Andrea Orlando. “È molto preoccupante che un ministro, anziché ascoltare le tante comunità di recupero che eroicamente salvano migliaia di ragazzi parli con leggerezza di droga. Pensi piuttosto a cassintegrati e precari”.

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di

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Dadone, poi, a Palazzo Ducale, ha ribadito che “il Parlamento dovrebbe valutare la legalizzazione”, trovando autorevole sponda nella posizione del Procuratore Nazionale Antimafia Federico Cafiero De Raho: “Sono orientamenti che cominciano farsi strada a livello internazionale. Nell’ultima riunione della commissione Onu c’è stata una direzione forte verso le modifiche della politica del proibizionismo”. Un dibattito dai toni già noti che ha in parte oscurato lo sforzo di questa sesta conferenza sulle dipendenze, di utilizzare un linguaggio nuovo nel parlare delle droghe. Puntando sulla “fragilità” e il bisogno di ascolto di chi si droga (300 morti di eroina l’anno) piuttosto che di emarginazione e carcere.

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