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ROMA – A descrivere il clima che si respira tra le forze politiche ci ha pensato il ministro dell’Agricoltura Stefano Patuanelli: “Se è già iniziata la campagna elettorale basta che ce lo dicano”. L’esponente pentastellato si riferisce alle stoccate che da destra e sinistra stanno colpendo il Movimento dopo la strigliata del premier Mario Draghi sulle frodi legate al Superbonus, misura bandiera dei 5 stelle.
Sul tema, è il leader della Lega, Matteo Salvini, a replicare al ministro Giancarlo Giorgetti: il Superbonus “è uno strumento assolutamente efficace – dice su Rtl 102.5 – stiamo lavorando per rinnovarlo, aumentando la possibilità della cessione del credito” perché bloccarla “significa bloccare l’edilizia”. Giorgetti dice che non basta il Superbonus? “Ovvio che non basta, però è fondamentale andare avanti su questa strada per aiutare gli italiani e un settore come l’edilizia”.
Ma la partita sui bonus edilizi non è certo l’unico punto di discordia tra le forze politiche che compongono l’esecutivo. In settimana i partiti si ritroveranno ad affrontare una fila di dossier (dalla riforma del Csm a quella delle concessioni balneari passando per il caro-bollette) su cui la maggioranza, frastagliata dopo la partita del Quirinale, è chiamata a trovare una sintesi.
L’urgenza dovuta alla crisi energetica vuole che gli occhi siano puntati sulle nuove misure che il governo intende approvare per far fronte al caro-bollette che rischia di mettere in ginocchio imprese e famiglie. Mercoledì Draghi visiterà i Laboratori nazionali del Gran Sasso con il premio Nobel per la fisica Giorgio Parisi. Venerdì potrebbe essere fissato il Consiglio dei ministri attraverso cui l’esecutivo varerà un ulteriore intervento in aggiunta ai 5,5 miliardi già stanziati per il primo trimestre dell’anno. Il nuovo pacchetto, come annunciato dal premier in visita a Genova, potrebbe raggiungere un valore compreso tra i 5 e i 7 miliardi.
Sul tavolo anche lo sblocco di alcuni punti di estrazione di gas. L’obiettivo, in sostanza, è quello di rendere il Paese più autosufficiente sul fronte energetico. Ma tutto rimane nel campo delle ipotesi, al momento. L’unico punto fermo è il no categorico ad un nuovo scostamento di bilancio, chiesto da alcune forze della maggioranza e finora escluso dall’orizzonte di azione dell’esecutivo.
Il caro-energia è anche uno dei temi su cui Salvini intende puntare per risalire la china dopo la disfatta consumata sul Quirinale, ma non l’unico. Gli occhi della maggioranza sono puntati sull’atteggiamento che il Carroccio terrà quando, a partire da questa settimana, alla Camera approderà il decreto sull’obbligo vaccinale. Qui i deputati leghisti presenteranno un emendamento che elimina il Green Pass quando finirà lo stato di emergenza, cioè il 31 marzo. Proprio stamani, peraltro, il leader della Lega è tornato a insistere: “Visto che i numeri della pandemia stanno calando, spero che con il 31marzo, la fine dello stato di emergenza, si possano superare tutte le restrizioni e si possa tornare alla normalità, senza Green Pass, senza limitazioni, ma con attenzione e cautela”.
Scontro sul Green Pass, Salvini tenta la spallata: “Aboliamolo a marzo”
di
Concetto Vecchio
Questa però sarà anche la settimana del pronunciamento della Corte Costituzionale sui referendum che si occupano di cannabis, giustizia ed eutanasia, il cui contenuto si incrocia con altri provvedimenti all’esame del Parlamento. A Montecitorio infatti dovrebbe ripartire la discussione del disegno di legge sul suicidio assisto. Centrosinistra e centrodestra partono da posizioni completamente opposte. Il rischio di spaccatura, dunque, è dietro l’angolo. Va detto comunque che quello dell’eutanasia non è un provvedimento che rischia di impattare sulla tenuta dell’esecutivo, essendo un tema che il premier intende lasciare alla libera dialettica della forze politico.
Diverso è il discorso sulla giustizia, una priorità per l’esecutivo. Il pacchetto di interventi sul Consiglio superiore della magistratura, che il governo ha approvato all’unanimità venerdì scorso, arriverà alla Camera per essere integrato alla riforma in discussione in commissione Giustizia. Alcuni dei quesiti referendari, a cui martedì la Corte potrebbe dare il via libera, sono in parte oggetto delle provvedimento sul Csm. Quest’ultimo è passato all’unanimità, ma pezzi di maggioranza – compresi gli stessi che sostengono il referendum sulla giustizia – sono pronti a dare battaglia in Parlamento. Due i punti più contestati: il nuovo meccanismo di elezione dei magistrati, considerato “insufficiente” dalla responsabile giustizia della Lega Giulia Buongiorno, e il capitolo sulla separazione delle funzioni, su cui Forza Italia ha già avanzato richieste di modifica.
Sulla giustizia Fratelli d’Italia non si smarca troppo dalle richieste degli (ex) alleati, ma è pronta a mettere il dito nelle contraddizioni della maggioranza sul tema delle concessioni balneari. Oggi partirà la discussione a Montecitorio su una mozione ad hoc con cui FdI punta ad inserire una maxi-proroga che non farebbe altro che disattendere la decisione del Consiglio di Stato e, soprattutto, le indicazioni della Commissione europea. Il governo non può permettersi di rinviare un provvedimento del genere, atteso da anni e rimandato trasversalmente da tutte le forze politiche. Come non può permettersi di ignorare il monito lanciato da Draghi sul Superbonus, altro tema che tormenta la quiete della maggioranza.
Il premier ha bacchettato pubblicamente la misura voluta dai 5 stelle. Il ministro dell’economia Daniele Franco ha posto l’accento sul meccanismo che riguarda la cessione continua del credito d’imposta, la cui mancanza di controlli ha favorito il proliferare di un sistema truffe che per il suo ammontare – secondo il ministro – è da considerare tra le “più grandi che questa Repubblica abbia mai visto”.
Un’uscita che ha fatto innervosire il M5s, già alle prese con le lotte interne e il caos creato dalla sentenza con cui il tribunale di Napoli ha sospeso il nuovo statuto insieme alla carica di presidente ricoperta da Giuseppe Conte. I 5 stelle si sentono sotto assedio. Chiede modifiche il ministro del Lavoro Andrea Orlando, mentre secondo il titolare dello Sviluppo Economico Giorgetti la misura targata 5 stelle non starebbe facendo altro che drogare il comparto edilizio.
Il Movimento si difende dicendo che le frodi proverrebbero soprattutto dagli altri bonus. In ogni caso dovrebbe essere presentato oggi, o al limite martedì, un emendamento al decreto Milleproroghe, all’esame di Montecitorio, che punta a correggere il meccanismo sulla cessione dei crediti. Sul tavolo anche l’idea di attribuire ai crediti scambiati un codice identificativo che consenta la tracciabilità delle operazioni.