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ROMA – Maria Elisabetta Alberti Casellati “is fit”, è adatta a diventare Guardasigilli? E Silvio Berlusconi, sì proprio lui, “is fit” a designare il ministro della Giustizia visto che tuttora ha a che fare con la giustizia medesima? Bisogna rispondere a questi due interrogativi prima ancora di raccontare chi è, e chi è stata, la presidente del Senato uscente. Avvocata, indiscutibilmente donna di potere nelle grazie da sempre del patron di Forza Italia, Casellati non ha un’idea “libera” della libertà di stampa. Tant’è che nelle interviste – le tante concesse durante i suoi anni di regno a palazzo Madama – non ha accettato che le si chiedesse se sarebbe tornata ancora a manifestare sotto il palazzo di giustizia di Milano, come fece l’11 marzo del 2013, per protestare contro i magistrati che continuavano a indagare contro Silvio. Una “persecuzione giudiziaria” secondo lei. Del resto non è facile intervistare “liberamente” la signora Casellati, visto che pretende domande scritte, seleziona solo quelle che le fanno comodo e cassa le altre, poi riunisce il suo staff e produce risposte collettive. Difficile dire che la libertà di stampa possa coniugarsi con un simile sistema.
Tant’è. “Is fit or unfit” – come scrisse l’Economist di Berlusconi – a diventare ministra della Giustizia e succedere all’ex presidente della Corte costituzionale Marta Cartabia? Da scampoli della sua vita politica, che troppo spesso si mescola con quella privata per proteggere e raccomandare i suoi due figli, la risposta è no, Casellati “is unfit”. Anche per via di quella fotografia, un pezzo della nostra storia politico-giudiziaria, in cui un manipolo di deputati e senatori di Forza Italia manifestano sotto il palazzo di giustizia di Milano in corso di Porta Vittoria con l’obiettivo dichiarato di contrapporsi e di intimidire il potere giudiziario a processi dell’ex premier in corso. E lo stesso episodio ci dice che neppure Berlusconi, che con la giustizia ha avuto a che fare assai spesso, “is fit”, è l’uomo giusto per indicare il ministro Guardasigilli, colui che dovrebbe garantire, per dirla con un’espressione cara al centrodestra, una “giustizia giusta”.
Fotografia a parte, chi è davvero Maria Elisabetta Alberti Casellati? Grappoli di episodi ce la raccontano. Tutti accomunati da un paio di tendenze, la prima è difendere sempre e comunque Berlusconi, la seconda avvantaggiare la sua famiglia, i figli Alvise, il direttore d’orchestra, e Ludovica, che “assunse” come capo della sua segreteria quando fu sottosegretaria alla Salute. Da vice ministro della Giustizia nei governi del suo leader invece non ha mai mancato un salotto televisivo di qualsiasi tendenza per proteggere di persona il suo mentore e accusare di complotti contro di lui la magistratura.
Diciamo che Casellati non ha del tutto chiara l’idea di cosa significa essere una donna dello Stato che non deve mescolare mai, in nessuna situazione, il pubblico e il privato. La nostra Elisabetta Alberti da Rovigo sposa l’avvocato Gianbattista Casellati. Mette su casa a Padova. E fa l’avvocato matrimonialista. Nel 1994 diventa una fan di Berlusconi della prima ora. E gli resta fedele “nei secoli”. Ma non si scorda mai dei suoi due figli. Proliferano le inchieste, come quella dell’Espresso che del direttore d’orchestra Alvise Casellati scrive che avrebbe beneficiato di ingenti finanziamenti da parte dello Stato, 30mila dollari attraverso l’Istituto italiano di cultura di New York, per realizzare le proprie attività musicali. E qui e là spuntano notizie su concerti del suddetto sponsorizzate dalla madre.
È fatta così la signora Casellati. Per lei il pubblico si mescola con il privato. Prendiamo gli aerei di Stato. Aprile dell’anno scorso Repubblica scopre i dati contenuti nel registro di volo del Falcon 900 messole a disposizione dal Senato. Ebbene, l’aereo blu si è alzato in volo per ben 124 volte in undici mesi. E da maggio 2020 ad aprile 2021, per il 75% del volte, ha coperto la tratta Roma-Venezia. Utile forse per raggiungere Padova dove c’è la magione di famiglia dei Casellati. Poi, ad agosto, ecco che lo stesso aereo arriva in Sardegna. Vacanze? C’è da ipotizzarlo. Ma palazzo Madama risponde che è tutta colpa del Covid perché lei è cagionevole di salute.
Padova già, la sua città. Ed è lì che esiste la casa di famiglia, una palazzina del settecento a tre piani in una via centralissima, nella quale sarebbe toccato alla prefettura, con tre diverse autorizzazioni, investire ben 175mila euro per garantire la sicurezza cambiando infissi e finestre ed elevando il muro di cinta del guardino.
E infine, per chiudere questa carrellata, ecco il Csm, dove Elisabetta Casellati è stata componente laica dal 2014 al 2018 ovviamente designata da Forza Italia. E qui si potrebbe aprire un lungo capitolo. Certo è che Elisabetta non disdegnò gli equilibri di corrente, certamente non ne denunciò gli intrighi esplosi poi con il caso Palamara per sponsorizzare una nomina piuttosto che un’altra, e scelse ovviamente lo correnti di destra, Magistratura indipendente, e all’occorrenza di centro, Unicost. Il suo uomo di fiducia fu Claudio Galoppi di Mi, tant’è che lo ha portato con sé a palazzo Madama. Assieme all’ex ministro della Giustizia dell’ultimo governo Berlusconi, ed ex pm di Roma, Francesco Nitto Palma. Per concludere: con Casellati la bilancia della Giustizia anziché stare in equilibrio finirebbe per pendere completamente da una parte, la destra. E fin qui, visto voto e governo, ci può stare. Mentre suona anomalo il disequilibrio tra ciò che, pur stando a destra, si può fare, e ciò che una donna dello Stato non può fare.