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Cassazione, la parola “caz…” finisce in una sentenza per colpa del programma di dettatura vocale

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Con un’ordinanza la Cassazione corregge l’imbarazzante svista in cui era incorsa in una sentenza del 3 giugno 2022, quando, nell’incipit del dispositivo, dopo la locuzione P.Q.M. (per questi motivi) che appunto introduce la decisione finale della Corte, era stato riportato il termine ‘cazzo’, presumibilmente per un errore nato dall’utilizzo di un programma di dettatura vocale del quale tuttavia non si erano accorti né il consigliere estensore né il presidente della sezione che hanno firmato il provvedimento.

Nell’ordinanza, emessa il 13 gennaio, la Suprema Corte parla di “refuso estraneo al corpo della decisione e del tutto irrilevante rispetto al contenuto della stessa che, pertanto, deve essere espunto mediante la procedura dell’oscuramento”.

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