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C’è un’immagine che stona e che attrae nella sterminata (per numero di riproduzioni), ma al tempo stesso limitata (vista la scarsità di foto a disposizione dovuta all’omertà che circonda i mafiosi), iconosfera di Matteo Messina Denaro durante i trenta anni della sua latitanza, interrotta lunedì mattina con l’arresto a Palermo. Ed è un ritratto che si differenzia sia dai pochi scatti a disposizione usati dagli inquirenti come foto segnaletiche, sia dagli identikit disegnati dagli illustratori specializzati per immaginare come le fattezze dello stragista trapanese potesserero essersi trasformate dal 1993, anno in cui si diede alla macchia.