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La Cei sotto la guida di Matteo Zuppi prova a cambiare passo sulla pedofilia del clero. Dopo che molte conferenze episcopali nel mondo si sono mosse con inchieste guidate dall’esterno, Zuppi propone una “via italiana”, una strada che contempla anche la consulenza di soggetti esterni seppure percorsa con una guida interna alla stessa Cei. La novità più grande riguarda la pubblicazione di un report annuale. Il primo verrà presentato entro il 18 novembre di quest’anno – giornata di preghiera per le vittime di abusi – ma riguarderà soltanto i casi dall’anno 2000 al 2021. Quindi ci sarà un potenziamento dei referenti diocesani e dei relativi servizi per la tutela dei minori, l’implementazione dei centri di ascolto, l’analisi costante dei dati raccolti dall’ex Sant’Uffizio e la collaborazione con l’osservatorio sulla pedofilia e sulla pornografia istituito dal governo.
Zuppi è apparso davanti ai giornalisti per la prima volta dopo l‘elezione avvenuta martedì scorso. All’Istituto Istituto Maria Santissima Bambina a fianco del colonnato di San Pietro dove da piccolo ha frequentato l’asilo, il cardinale arcivescovo di Bologna ha spiegato come “il pensiero della Chiesa è sempre per le vittime”. “Il loro dolore è la prima preoccupazione”, ha detto. Per questo la Cei vuole stendere un suo report annuale: “Lo dobbiamo”, “la Chiesa è dalla parte delle vittime”, ha detto, “non c’è nessuna volontà di copertura”, ha assicurato spiegando come “la strada italiana” sia stata studiata per non incappare in due rischi, “quello di minimizzare per non rendersi conto oppure, all’opposto, di amplificare: in questo caso è quando lo ius diventa iniuria”.
Vicina ai lontani e a guida collegiale. Il programma della Chiesa italiana con Zuppi presidente
di
Paolo Rodari
Per la prima volta è l’ex Sant’Uffizio a collaborare con la Cei, non tanto per il report ma per un’analisi successiva a cui a loro volta collaboreranno istituti di ricerca indipendenti, “che garantiranno profili scientifici e morali di alto livello”. “Ciò permetterà di migliorare le misure di prevenzione e contrasto, di accompagnare con più consapevolezza le vittime e i sopravvissuti e di affinare i criteri per altre ricerche”, recita un comunicato della Cei. E alle vittime, presenti in sala, che hanno sostenuto come il report non sia una svolta, Zuppi ha risposto: “Nessuna copertura, nessuna resistenza da parte dei vescovi. Ci prenderemo le botte che dobbiamo prenderci e anche le nostre responsabilità. Lo dobbiamo alle vittime, il loro dolore è la priorità. E lo dobbiamo alla Santa Madre Chiesa”. E ancora, ha confidato, la Chiesa italiana prevede anche “l’accompagnamento degli abusatori”. “La Chiesa è una madre e tuo figlio è sempre tuo figlio”, ha spiegato.
Zuppi non ha parlato di un eventuale risarcimento alle vittime. Anche se, escludendo i decenni del Novecento dal report, la maggior parte delle denunce non troverà una risposta in questo senso. “Questa situazione è unica in Europa”, ha detto non a caso Ludovica Eugenio portavoce del coordinamento Italy Church To. E ancora: “Sotto la nuova presidenza del cardinale Zuppi di passi in avanti se ne faranno parecchi in tanti sensi, ma su questo evidentemente non ce ne sarà alcuno”.
Zuppi ha parlato anche di altro, e in particolare sulla necessità di mettere in campo ogni sforzo per la pace non solo in Ucraina ma anche in tutte le guerre sparse nel mond e che compongono il puzzle di una sorta di terza guerra mondiale: “Faremo tutto quello che serve per continuare a insistere” sulla ratifica dell’Italia al trattato Onu per la messa al bando delle armi nucleari, ha detto. E poi ha parlato delle necessità di un cammino che sia davvero sinodale: “È una scelta importante della Chiesa e non è solo un cammino interno”. E ancora: “Sono incontri con i tanti compagni di viaggio, la Chiesa ascolta si sente compagna di viaggio”, con l'”ascolto” la Chiesa vuole essere “madre che vuole ripartire dal camminare insieme”.