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Centri in Albania, Von der Leyen sui rimpatri: “Valutiamo hub in Paesi terzi”

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Revisione del concetto di Paese sicuro, hub in Paesi terzi, accelerazione sui rimpatri. La premier Giorgia Meloni potrebbe non avere necessità di passare notti insonni, come promesso ad Atreju, per salvare il fin qui fallimentare progetto dei centri in Albania. L’assist arriva dalla presidente della Commissione Ursula Von der Leyen che, con la lettera sulle politiche migratorie ai leader Ue in vista del summit di dopodomani, ha anticipato quelle che auspica siano le prossime mosse dell’Unione. O meglio, le “soluzioni innovative”, formuletta negli ultimi mesi utilizzata tanto da Meloni, come da Von der Leyen per annunciare l’ennesima stretta sulle migrazioni.

Nessuna delle due era mai scesa in dettaglio. Qualcosa era stato anticipato negli incontri dello Scifa, il comitato strategico su immigrazione, frontiere e asilo dell’Unione, adesso però Von der Leyen mette tutti i temi sul piatto.

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Revisione del concetto di Paese terzo sicuro e hub esterni

La Commissione Europea, spiega nella lettera, sta “accelerando” la “revisione” del concetto di Paese terzo sicuro, “avviando consultazioni con gli Stati membri, il Parlamento europeo, l’Unhcr, l’Oim e Ong, per valutare se siano necessarie modifiche” sulle procedure d’asilo.

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Per anni le destre europee hanno inutilmente tentato di far passare l’ipotesi di “esternalizzazione” del trattenimento dei migranti in hub esterni. Una soluzione impossibile nell’attuale quadro normativo, ma anticipa la presidente della Commissione, ”abbiamo già chiesto all’Agenzia Ue per l’asilo di accelerare l’analisi di Paesi terzi specifici che potrebbero potenzialmente essere designati come Paesi di origine sicuri e Paesi terzi sicuri, al fine di stilare elenchi Ue”.

“Evitare flussi dalla Siria”

Da Bruxelles si guarda anche alla Siria. I primi rientri nel Paese fanno ben sperare Paesi come la Germania, che sperano di liberarsi degli oltre 1,5 milioni di profughi che negli ultimi dieci anni lì hanno trovato asilo. Tuttavia nessuno può ancora permettersi il lusso di sbilanciarsi sulla possibile evoluzione politica e sociale della “nuova Siria” di al Jolani. Potenzialmente, ne è cosciente Von der Leyen, il nuovo corso potrebbe essere motivo di un nuovo esodo. “E’ importante garantire che l’incertezza prolungata non inneschi nuovi flussi di rifugiati”, scrive. “La caduta del regime di Assad avrà un impatto diverso su tutti i vicini della Siria, immediatamente colpiti dai movimenti dei rifugiati siriani. Alcuni hanno già attraversato il confine, desiderosi di tornare a casa”, sottolinea von der Leyen, indicando che l’Ue e i suoi Stati membri sono chiamati ad “aiutare Libano, Giordania e Turchia a prepararsi per diverse eventualità, tra cui la pianificazione di emergenza per movimenti imprevedibili di persone e nuove sfide alla sicurezza”

 

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