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Chi c’è nel partito del nucleare che unisce sovranisti, liberali e imprese

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Uno schieramento eterogeneo quanto trasversale, composto da sovranisti e liberali, parti sociali ed esponenti di governo. È il partito del nucleare, ritornato in auge all’epoca delle grandi mobilitazioni ambientaliste, ritagliandosi uno spazio crescente nell’ambito delle misure utili a scongiurare l’aumento vertiginoso delle emissioni e non solo. Perché a partire dal 2022 a lievitare sarà anche il costo in bolletta di luce e gas ed è in questo contesto che il nucleare viene visto come soluzione per evitare ulteriori rincari. A bloccare il partito del nucleare ci sarebbero già ben due referendum, quello del 1987 e del 2011. Per questo Matteo Salvini ha già annunciato l’inizio di una mobilitazione con l’obiettivo di indire un terza consultazione che azzeri il verdetto delle precedenti. “Sembra che finalmente anche la Commissione si prepari a riconoscere gas e nucleare come energie green”, ha detto annunciando l’avvio della raccolta firme. Una soluzione fortemente contestata dagli ambientalisti, ma che ora –  come dice Salvini –  potrebbe trovare un’importante sponda tra le istituzioni della Ue. La presidente della Commissione Ursula von der Leyen, infatti, si è già espressa a favore dell’inserimento di gas e nucleare all’interno della tassonomia europea, un sistema che, in sintesi, è chiamato a valutare cosa e in quale misura è classificabile come investimento sostenibile. 

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01 Gennaio 2022

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Difficile che l’Italia deciderà di opporsi. Una prospettiva, quella della fissione in chiave green, che in Italia trova riscontro anche presso il ministero della Transizione ecologica. Roberto Cingolani, a capo del dicastero, in più occasioni ha ribadito il sostegno al nucleare di quarta generazione: più sicuro e più sostenibile – è la tesi – rispetto a quello che provocò i disastri di Chernobyl e Fukushima. Scoppiò un mezzo putiferio quando, ospite della scuola di formazione politica di Italia Viva, il ministro non si limitò a rilanciare la fissione come metodo di produzione dell’energia, ma decise anche di prendere le distanze dagli ambientalisti che nei mesi precedenti avevano riempito le piazze di tutta Italia. “Sono peggio della catastrofe climatica”, disse. Cingolani di recente si è espresso in favore dell’inserimento del nucleare nella tassonomia europea. Lo ha fatto davanti ad una platea virtuale di 17mila studenti, affermando, tra le altre cose, come l’utilizzo dei social provochi un forte impatto in termini di emissioni. “Quando mandate delle inutili fotografie, qualcuno le paga e hanno un impatto molto maggiore di quel che pensate”. Una dichiarazione che gli è costata l’accusa di paternalismo nei confronti di una generazione cresciuta a pane e Whatsapp. 

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dalla nostra inviata Annalisa Cuzzocrea 04 Settembre 2021

Ad unire le varie anime che compongono la galassia nuclearista c’è un’idea di fondo, esplicitata a più riprese da un gruppo eterogeneo composto da organizzazioni e partiti politici. “Superare i due referendum sul nucleare”,  è questo il mantra recitato in coro da industriali, sovranisti e fascisti del III millennio. Dalla Confindustria di Carlo Bonomi, alla Lega di Matteo Salvini, passando per i  nostalgici di Casapound. Perché nell’epoca della lotta al cambiamento climatico avere una posizione sull’ambiente è diventato un imperativo per chi aspira ad avere quel minimo di rilevanza all’interno del dibattito pubblico. Anche nel programma dell’estrema destra italiana è comparsa la parola “ecologia”, ma non quella sbandierata – si legge nel programma di Casapound –  dal “tetro fondamentalismo verde”. Approfittando dell’imminente rincaro dei costi dell’energia, pochi giorni prima dell’inizio della Cop26, i militanti neofascisti hanno dato il via ad una campagna dai fini difficilmente equivocabili: “Italia potenza nucleare”. L’obiettivo è quello di fare leva sul caro vita per rilanciare temi come l’indipendenza energetica e il superamento dei due referendum che sbarrarono la strada all’energia atomica in Italia. A guardare le richieste di Casapound, sorprende come queste siano totalmente sovrapponibili alle posizioni espresse dalla Lega di Matteo Salvini. Non è un caso che anche il segretario del Carroccio abbia dovuto ritagliarsi una fetta nel crescente mercato del consenso verso le politiche energetiche. Lo ha fatto abbracciando le stesse posizioni del capo del Mite e usando gli stessi slogan dell’estrema destra. “Con il rischio di un blackout energetico non c’è spazio per i no ideologici”. E ancora: “Il nostro Paese deve ritrovare la sua indipendenza energetica”. Le posizioni del leader leghista non si distanziano un centimetro da quelle più volte esternate da Casapound, referendum compresi. Di recente, infatti, Salvini ha chiesto una nuova consultazione con l’obiettivo di azzerare quelle che avevano posto una pietra tombale sul nucleare in Italia. “L’Italia non può stare ferma, la Lega è pronta anche a raccogliere le firme per un referendum che porti il nostro Paese in un futuro energetico indipendente, sicuro e pulito”, ha detto. Non è neanche la prima volta che le posizioni del segretario leghista combaciano con quelle del neofascisti. In passato, infatti, i due hanno condiviso piazze, slogan e tavolate. Questa volta però non è il “prima gli italiani” a unire i due movimenti, ma il consenso verso l’energia atomica. 

L’asse pro-nucleare non si ferma alla politica.  Di recente anche Carlo Bonomi ha aperto alla possibilità di utilizzare “le tecnologie nucleari disponibili”. Il presidente di Confindustria si è fatto portatore di quell’indipendenza energetica sventolata sia da Salvini  che da Casapound, ma senza citarla esplicitamente: “Il caroenergia è diventato un tema geopolitico e geostrategico”, ha detto. “Inoltre – aggiunge – dobbiamo tenere conto che 14 Paesi dell’Unione Europea hanno almeno una centrale nucleare operativa. La Francia ne ha 58”. Bonomi ha ragione quando parla della forte diffusione del nucleare in Europa. La Francia produce il 40 per cento della sua energia attraverso l’atomico e il presidente francese Emmanuel Macron ha già fatto sapere che costruirà nuove centrali per raggiungere l’obiettivo europeo di emissioni zero entro il 2050. Inutile dire che la famiglia politica c’entra poco quando si parla di energia nucleare. Quest’ultima riesce a riscuotere consensi persino tra chi tende a posizionarsi su fronti ideologici di segno opposto. Sembrerà paradossale, ma il nucleare è riuscito anche a far parlare il presidente francese e la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni. Quasi un anno fa, nel febbraio 2021, il gruppo liberale di Renew Europe, nato su spinta di Macron, e quello dei conservatori europei, presieduto proprio da Meloni, hanno pubblicato uno studio congiunto intitolato “Road to EU Climate Neutrality by 2050”, un documento di più di 400 pagine nel quale veniva sostenuta la necessità di affiancare il nucleare alle energie rinnovabili, in quanto queste ultime non sarebbero sufficienti a guidare la transizione energetica verso la neutralità climatica. Il documento ricalca la strategia francese per il rilancio dell’economia presentato ad ottobre di quest’anno: 30 miliardi in tutto, di cui buona parte stanziati per la costruzione di nuovi reattori.

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