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Cinghiali, peste suina e isolani: le leggi ‘rifugio’ rompono lo stallo in Parlamento ma le riforme restano al palo

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C’è la difesa degli isolani, a rompere lo stallo sulle riforme. Tutti mobilitati per debellare la peste suina, mentre si litiga sugli armamenti. Si affolla di leggi ‘rifugio’ il calendario parlamentare, a un tornante della legislatura complicato. La maggioranza è larga ma gli spazi di manovra sono stretti, fuori c’è la guerra, davanti le elezioni, il tempo passa a forza di rinvii, si fanno progressi solo a colpi di fiducia. E allora è un momento di distensione, tra gli scranni di Palazzo Madama, la discussione su cinghiali e fauna selvatica, che porta a interrogarsi “sui diritti, se così possono definirsi, degli animali”. Ed è come una boccata d’ossigeno, nell’emiciclo di Montecitorio che una settimana fa ospitava il drammatico appello di Volodymyr Zelensky, poter celebrare il passaggio “storico” di una riforma costituzionale sull’insularità – un solo articolo, diciannove parole – che mette d’accordo tutti, salvo solo doversi inventare un trucco lessicale per schivare l’insidia di un ordine del giorno del Ponte sullo Stretto.  

“C’è la guerra in Ucraina, non possiamo dividerci”. Così la maggioranza rinvia e le riforme restano al palo

di
Giovanna Casadio

27 Marzo 2022

Alla Camera la riforma del Csm arranca e la delega sul fisco, che riscrive l’intero sistema delle tasse, deve slittare un’altra volta perché una mediazione è abbozzata ma i conti non tornano. Al Senato la legge sulla concorrenza è schiacciata da migliaia di emendamenti, imbrigliata da veti che si sta cercando di dipanare in una serie di incontri a Palazzo Chigi. Non solo. Nell’agenda di fine legislatura si segnala un ingorgo di riforme istituzionali, che la maggioranza non sa come gestire, perché alla legge costituzionale firmata dal capogruppo di Leu Federico Fornaro per cambiare la base territoriale per l’elezione del Senato si oppone il centrodestra, alla legge per introdurre il presidenzialismo promossa dalla leader di Fdi Giorgia Meloni fa scudo il centrosinistra. E in coda ci sono proposte sullo sport in Costituzione, sulla soppressione (ancora) del Cnel, sul referendum propositivo e sui poteri di Roma capitale. Mancherebbe solo la legge elettorale, ma quella proprio no, è ferma in commissione dal 9 gennaio 2020. Si va perciò di leggi ‘laterali’: in Aula al Senato è atteso a breve un testo che permetterà ai sindaci di Comuni sotto i 5000 abitanti di fare un terzo mandato e un mese fa si è riusciti a far passare in prima lettura una norma per risolvere “più equamente” il contenzioso sulla presentazione di candidature, liste e simboli prima delle elezioni politiche. 

Ad accelerare sull’insularità, a due mesi sul voto in commissione, si arriva lunedì quando il ministro ai Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà riunisce tutti i capigruppo di Camera e Senato e prova a capire su quali riforme costituzionali si possa andare avanti: c’è “piena convergenza” solo sulle isole. E così due giorni dopo, mercoledì 30 marzo, Montecitorio approva all’unanimità il testo, di iniziativa popolare, che era già passato senza voti contrari a Palazzo Madama a novembre: “La Repubblica riconosce la peculiarità delle isole e promuove le misure necessarie a rimuovere gli svantaggi derivanti dall’insularità”, si scriverà in Costituzione a tutela di siciliani, sardi e piccole isole (ma prima servono altri due passaggi parlamentari). Vota sì anche Emanuela Corda, ex M5S ora all’opposizione con Alternativa, però da sarda prende la parola per confessare il suo “imbarazzo” per “l’atteggiamento un po’ ipocrita” di chi per anni “se n’è infischiato” e s’è ricordato della Sardegna solo per “venire in estate a farsi una bella vacanza, magari a Porto Cervo a sorseggiare un drink”. A imbarazzare la maggioranza in Aula in realtà è altro, un ordine del giorno firmato dalla forzista Matilde Siracusano che impegna il governo a realizzare il Ponte sullo Stretto di Messina. Il tema è divisivo, il centrodestra lo difende, il centrosinistra è solcato dai dubbi, gli ex M5S di Alternativa si indignano perché “farebbe comodo alla mafia”. E allora il governo con la sottosegretaria Debora Bergamini propone una via d’uscita: sostituire le parole “Ponte sullo Stretto” con “collegamento stabile tra Sicilia e Continente”. Tutti contenti? No, almeno si aggiunga che deve essere “veloce” questo collegamento, obiettano da Iv. “Collegamento stabile e veloce”, accoglie Bergamini. Pericolo dribblato. 

Dl Ucraina, in Senato pesano le assenze “ingiustificate”. Sanzioni in arrivo per il filo-russo Petrocelli

di
Emanuele Lauria

31 Marzo 2022

Nelle stesse ore a Palazzo Madama, mentre il governo si arrende a blindare con un voto di fiducia il decreto Ucraina, i senatori votano la legge di conversione di un dl per contrastare la peste suina africana, che è comparsa in Italia il 7 gennaio e in un mese ha colpito 34 cinghiali tra il Piemonte e la Liguria e minaccia di estendersi ai suini d’allevamento. Il dibattito in Aula prende deviazioni, ci si interroga sui cinghiali sani che scorrazzano in città, rovistano tra i cassonetti di Roma. “Io avevo un po’ sottovalutato – confessa la cattolica Paola Binetti – questo provvedimento, nel senso che mi sembrava facile: ci sono degli animali infetti ed è evidente che bisogna abbatterli perché sono molto contagiosi. Sullo sfondo ci sono però i diritti degli animali: si può parlare davvero di loro diritti, posto che al concetto di diritto deve sempre corrispondere il concetto di dovere?”, si interroga la senatrice dell’Udc. La domanda resta sospesa, le norme contro la peste africana passano con tre soli contrari. 

A Palazzo Madama si dovrà ora affrontare la legge, ben più impegnativa e divisiva, sul fine vita approvata in prima lettura alla Camera. Ma i tempi si annunciano lunghi: probabile che i senatori diano la precedenza a testi come quello per creare a scuola percorsi per acquisire competenze non cognitive, dalla gestione delle emozioni e dello stress, all’empatia e il pensiero critico, fino alla capacità di risolvere i problemi. A gennaio i deputati hanno detto un sì unanime all’insegnamento del ‘problem solving’, prima di perdersi nel labirinto del Quirinale. 

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