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Cinque ore di buio nei soccorsi: le Marche sotto accusa per i ritardi

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Roma – A stare alle confuse dichiarazioni che si raccolgono sia dai vertici politici sia dai funzionari della Regione Marche, il 15 settembre ci sono state cinque ore di “buio” tra le prime esondazioni e la messa in moto della macchina della Protezione civile. Cinque ore in cui i soccorsi sono stati affidati alla disperazione del momento piuttosto che a un collaudato e coordinato piano d’emergenza regionale.

Seguiamo l’orologio. Il governatore Francesco Acquaroli, per replicare al nostro giornale che ha dato conto della sua presenza la sera dell’alluvione a una cena di Fratelli d’Italia con Guido Crosetto a Potenza Picena, ha messo su Facebook la foto che lo ritrae nella Sala operativa della protezione civile di Ancona, unico luogo da cui si ha la visione complessiva della situazione sul terreno e si possono gestire uomini e mezzi. “Pubblico la foto scattata nel corso di una riunione nella Sala intorno alle 23.30, perché su alcuna stampa nazionale gira la notizia che io abbia trascorso la serata a cena mentre stava succedendo il finimondo”, commenta Acquaroli, per ribadire di aver svolto con solerzia il ruolo di massima autorità di protezione civile regionale che la legge gli assegna. 

Gli orari dell’avanzata della piena del Misa e del Nevola, tuttavia, non gli danno una gran mano, perché alle 23.30 erano trascorse sette ore da quando il lieve temporale previsto su Cantiano si era trasformato in un nubifragio. E cinque dalla prima esondazione ad Arcevia. Sempre con l’occhio sull’orologio: il sindaco di Cantiano sostiene che la pioggia si è fatta intensa alle 16.30 e l’alluvione c’è stata alle 19.30; ad Arcevia alcuni filmati fissano alle 18.39 l’inondazione delle strade; il sindaco di Barbara dice che il Misa ha sfondato gli argini nel suo comune alle 20.10. Possibile che i sindaci, o un qualsiasi cittadino terrorizzato, non abbiano fatto una telefonata al 112 per segnalare quanto stava accadendo? No, non è possibile. E infatti, Dario Perticaroli, primo cittadino di Arcevia: “Ho chiamato la Sala operativa di Ancona alle 19.08, ma intanto mi sono attivato da solo”. 

Il tempo scorre. Alle 20.30 il governatore è alla cena di partito con Crosetto a una quarantina di chilometri dal capoluogo, dove si trattiene non poco visto che la foto poi scattata nella Sala operativa è delle 23.30. “Non ho poteri di veggenza – scrive Acquaroli – e prima di essere allertato, ignaro di quanto stesse accadendo, partecipavo a un evento che ho subito abbandonato nel momento in cui i miei collaboratori mi hanno avvertito”. Quando si è seduto al tavolo non sapeva che metà della sua regione era sommersa e che c’erano dispersi. Può essere. E tuttavia, l’assessore regionale alla Protezione Civile, Stefano Aguzzi, anche lui quella sera impegnato in un dibattito elettorale a Senigallia tra le 21.15 e le 22 (interrotto solo dalla notizia della piena in arrivo) a Repubblica ha dichiarato di essere stato “fin dal pomeriggio in contatto con i sindaci di Cagli e Cantiano”, e, di fronte al pericoloso innalzamento del fiume, di aver fatto aprire la diga del Furlo “lasciando sfogare il bacino”. Delle due, quindi, l’una. O Aguzzi non ha sentito il bisogno di informare il governatore del nubifragio in montagna, oppure Acquaroli ne ha sottovalutato la portata.

Non sarebbe stato l’unico a farlo, del resto. La tardiva risposta delle strutture della Regione Marche alla calamità, su cui la procura di Ancona sta indagando ipotizzando omicidio colposo plurimo e inondazione colposa (i carabinieri hanno acquisito i tabulati del 112 e dei funzionari), è viziata da un peccato originale: il bollettino meteo del 14 settembre emesso dal Centro funzionale che non ha previsto il devastante temporale “V-Shaped”, autorigenerante. I comuni, di conseguenza, non erano stati allertati.

La valutazione di rischio basso ha fatto sì che il giorno successivo, il 15, nella Sala operativa ci fosse una sola persona. “Quando nel tardo pomeriggio le chiamate hanno cominciato ad arrivare”, ricostruisce Susanna Balducci, responsabile della Sala, “l’operatore ha chiesto il supporto di un altro collega. Altro personale è arrivato alle 21.30. Alle 22 l’idrometro sul Misa ha superato la soglia di allarme e l’operatore si è messo a chiamare tutti i comuni, invece inviare pec e sms”. Quel che accade in seguito è ancora poco chiaro, la procura ricostruirà la catena di comando. Una cosa è certa: alle 23.30 il governatore Acquaroli è nella Sala operativa. Arcevia è sotto l’acqua da almeno cinque ore.

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