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TEMPIO PAUSANIA – La prima, vera, udienza di un processo atteso da tre anni, è in calendario domani. Al tribunale di Tempio Pausania. Anche se in aula, davanti al giudice Marco Contu, per ora non ci saranno gli imputati: Ciro Grillo, figlio di Beppe, Garante dei Cinque Stelle; tantomeno i suoi tre amici genovesi Francesco Corsiglia, Edoardo Capitta e Vittorio Lauria. Tutti oggi sui 22 anni, imputati di stupro di gruppo nei confronti di Sivia, ragazza italo-norvegese all’epoca dei fatti appena dicianovenne, e di violenza sessuale verso Roberta, milanese e amica di ques’ultima, di pari età. In aula non ci saranno neppure le (presunte) vittime: le due giovani (i nomi sono di fantasia per ovvie ragioni), parti lese nel processo, che nell’estate del 2019 si trovavano in vacanza in Sardegna e il 17 luglio nella villetta di Cala di Volpe in uso alla famiglia Grillo avrebbero subìto gli abusi. In una notte scivolata tra alcol, sesso di gruppo e foto oscene.
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Domani in aula i primi testimoni, sette carabinieri
In aula – processo a porte chiuse sia per la delicatezza del caso, sia per il clamore mediatico e la declinazione politica che ha assunto – domani sono chiamati i primi testimoni, sette carabinieri: quattro della Compagnia di Milano Duomo, tre della Compagnia San Martino di Genova. Tre sottofficiali e un capitano “milanesi” il 26 luglio (dieci giorni dopo l’accaduto) ricevettero la denuncia di Silvia e di sua mamma. E su mandato del procuratore capo di Tempio Pausania, Gregorio Capasso, iniziarono le indagini con controlli sui tabulati telefonici, sequestri dei telefonini nella casa genovese di Ciro, a Sant’Ilario, e nella villetta di Porto Cervo. I tre marescialli “genovesi”, invece, sono chiamati a testimoniare in quanto presenti alle perquisizioni. Inoltre, un mese dopo, il primo settembre, convocarono gli allora indagati nella stazione dei carabinieri di Genova-Quarto. Qui con una telecamera di sorveglianza piazzata nella sala di aspetto ascoltarono i loro colloqui. Quel giorno i quattro sanno già qual è l’accusa tremenda che pende sulle loro teste. Eppure ridono. Trovano la voglia di scherzare. Si fanno il segno delle manette l’un con l’altro, sotto gli occhi delle loro madri che invece di scherzare non hanno affatto voglia. Tant’è che Parvin Tadjik, madre di Ciro, li riprende: “Siete tre bambini, non ho parole”. “Non fare lo stupido, non ridere”, rincara la signora Corsiglia. Mentre i carabinieri registrano.
Anche la moglie dell’ex comico chiamata a deporre
Tra i 56 testimoni della lista presentata dal capo della Procura di Tempio figura anche la moglie dell’ex comico, che comparirà con gli altri nelle prossime sei udienze, una al mese fino al prossimo dicembre. In un processo che non sarà breve. Le altre udienze saranno fissate a gennaio 2023. Comunque, Parvin Tadjik è chiamata a raccontare cosa udì quella notte. Lei e il marito Beppe. a sostegno delle tesi difensive sul’innocenza del figlio, porteranno in aula Rosa Marilù Avila Jimenez, la domestica di casa Grillo che segue la famiglia anche in vacanza. Le due donne dormivano nell’appartamento attiguo a quello dei quattro ragazzi. Hanno già detto che non sentirono nulla. A difesa anche un’amica, ospite di Parvin, e due vicine di casa di Cala di Volpe.
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Silvia (difesa dall’avvocato e senatrice della Lega Giulia Bongiorno) ha raccontato di essere stata costretta a bere vodka, poi a subire rapporti sessuali completi senza la sua volontà. Prima da Corsiglia, poi dagli altri tre in gruppo. Anche se Ciro e gli amici sostengono di avere fatto sesso consensuale. Come testimone pure il figlio adottivo del fondatore dei 5S: Matteo Scarnecchia, a quanto pare l’autore dello scatto in discoteca, al Billionaire, in cui Ciro e Silvia sono immortalati mentre si baciano. Per gli avvocati della difesa Alessandro Vaccaro, Gennaro Velle, Andrea Vernazza, Enrico Grillo (cugino di Beppe), Ernesto Monteverde, tutti del Foro di Genova, più Mariano Mameli e Antonella Cuccureddu entrambi di Sassari, la foto è la “prova provata” che quella notte non vi fu alcuna forzatura. Tantomeno violenza.
A testimoniare è chiamato anche David Enrique Bye Obando, il 21enne nicaraguense che risiede ad Oslo: potrebbe diventare la figura chiave dello spinoso caso giudiziario. Silvia lo ha indicato ad un’amica come l’autore di un altro stupro a suo danno, avvenuto nel maggio 2018 dentro la tenda di un campeggio in Norvegia. Su questo fatto, però, non vi sarebbe alcuna denuncia. Obando è citato come testimone dagli avvocati della difesa, ovviamente per minare l’attendibilità di Silvia.
In aula anche le foto e i video
In aula saranno mostrate le foto scattate ed i video registrati mentre Roberta (difesa dagli avvocati Vinicio Nardo e Fiammetta Di Stefano) dorme sul divano e i tre (Ciro, Capitta e Lauria) le avvicinano i genitali al viso. Violenza sessuale provata da loro stessi, quando al telefono si vantano con gli amici, ai quali promettono di far vedere le immagini prima che però il pm di Tempio Pausania disponga l’immediato sequestro nel timore che siano divulgate.
Le due ragazze saranno presenti al processo, ma il giudice Contu sta valutando la possibilità di “audizioni protette” in un luogo “schermato”. Però l’avvocato Vernazza avverte: “Io voglio poter guardare in faccia i testimoni”
La lista dei testimoni accolta dal tribunale si allunga con la ginecologa, la psicologa e il medico legale che il 26 luglio 2019 visitarono Silvia nella Clinica Mangiagalli di Milano; coi genitori della ragazza, con un amico A.C. e un’amica; con gli istruttori di kitesurf di Porto Pollo frequentato dalla giovane; i titolari della farmacia di Palau dove la studentessa si recò per comprare la pillola del giorno dopo; i gestori del B&B di Palau che opsitarono lei, la sorella e l’amica Roberta. Ancora, il tassista che la notte tra il 16 e il 17 luglio trasferì Silvia e Roberta da Cala di Volpe a Palau.
Nelle prossime udienze convocati psicologi, medici-legali, periti informatici, tutti citati come “persone informate sui fatti”. Fra cui: da una parte il medico-legale Marco Salvi, noto per essersi occupato del serial killer Donato Bilancia e del G8, ingaggiato dai quattro imputati ed estensore della perizia che proverebbe la consensualità di Silvia; dall’altra il professore Enrico Marinelli, della Sapienza di Roma, consulente per la famiglia della (presunta) vittima dello stupro, con il compito di dimostrare “l’influenza dell’alcol” e la costrizione.