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Ci siamo. Il referendum sulla cittadinanza entra nell’ultimo miglio: con una ordinanza entro il 15 dicembre è prevista la decisione definitiva della Cassazione e poi il dossier passerà alla Consulta, che si esprimerà tra il 20 gennaio e il 10 di febbraio sull’ammissibilità del quesito che smantella lo Ius sanguinis, cioè la legge per cui sei cittadino italiano per discendenza.
Ma già qualcosa si muove. Sono iniziate le mobilitazioni di giovani, associazioni, partiti e i leader politici della sinistra – lo stesso ampio fronte che ha raccolto 640 mila firme in venti giorni a settembre – per preparare la campagna referendaria. La destra di Matteo Salvini e Giorgia Meloni è arroccata sulla legge sulla cittadinanza che c’è. Non vuole sentire parlare di ritocchi, né tantomeno di cambiamenti, vede come fumo negli occhi l’apertura ai migranti e ai loro figli.
In queste settimane per tenere aperta la discussione, e in vista della mobilitazione referendaria vera e propria, ci saranno workshop, dibattiti e assemblee: dopo quella di venerdì scorso a Roma, giovedì 5 dicembre a Bologna con Pierluigi Bersani, Riccardo Magi, il primo cittadino Matteo Lepore e il 12 dicembre a Napoli con il sindaco Gaetano Manfredi. Il calendario del nuovo anno toccherà Milano, Firenze e Bari.
Ai bambini figli di stranieri nati e cresciuti nel nostro Paese la cittadinanza italiana è negata. Niente Ius soli (cittadinanza se nato in Italia), niente Ius scholae (cittadinanza dopo le scuole dell’obbligo). E lo Ius Italiae, una forma ancora più soft di cittadinanza acquisita per istruzione e meriti, lanciato da Forza Italia, è rimasto nel limbo. Antonio Tajani, il leader forzista, lo ha ricordato qualche giorno fa durante un dibattito, ma subito dopo ha nascosto la voce dal sen fuggita: sarebbe stato come mettere le dita negli occhi a Salvini e alla Lega con cui i rapporti sono ai minimi storici. Comunque i forzisti garantiscono che a febbraio depositeranno la proposta di Ius Italiae in Parlamento alla Camera e al Senato. Una proposta che alla sinistra non piace, ma che significherebbe scalfire il muro della destra. Ora è in discussione la manovra finanziaria quindi il resto dell’attività parlamentare tace. Dopo, FI non avrà più alibi.
È scettico sull’iniziativa forzista Magi, segretario di +Europa, radicale di formazione, referendario convinto: “Forza Italia si è persa nelle liti di maggioranza”. Il referendum sulla cittadinanza del resto si può definire storico. Con un quesito sono cambiati i requisiti per la cittadinanza: non più 10 ma solo 5 anni per dirsi italiani, buttandosi alle spalle 32 anni di tentativi di riforme finiti nel nulla. A trainare il referendum sulla cittadinanza sono stati i giovani, la generazione Zeta, e i loro idoli da Ghali a Zerocalcare con una mobilitazione sui social.
La prossima primavera dovrebbe essere la stagione dei referendum. Tra il 15 aprile e il 15 giugno del 2025 ogni domenica sarà buona per fissare il referendum day: non solo sulla cittadinanza, ma anche sul Jobs Act e sull’autonomia differenziata su cui però si sono addensati molti dubbi, dopo la sentenza della Consulta che ha già abbattuto buona parte delle norme accogliendo il ricorso delle Regioni di centrosinistra. Non a caso lo scontro alle Camere per eleggere i nuovi giudici costituzionali è così aspro.