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CIVITANOVA MARCHE – “Ma cosa hai fatto?”, gli chiede spaventata Elena. Un attimo fa stavano passeggiando insieme lungo corso Umberto, verso la piazza, tra le vetrine di costumi e vestiti. Ora il suo fidanzato cammina da solo nella direzione opposta. Alle sue spalle c’è un uomo morto a terra. Si chiama Alika Ogorchukwu, ha 39 anni, faceva il venditore ambulante e chiedeva qualche moneta. La sua vita è finita in quattro minuti dopo aver percorso i suoi ultimi duecento metri. A ucciderlo, quest’ombra che ora cammina da sola, Filippo Claudio Giuseppe Ferlazzo. Voleva vendicare il comportamento del nigeriano nei confronti della compagna: “Chiedeva insistentemente l’elemosina e ha anche tenuto per un braccio la mia fidanzata. Volevo spiegargli che non si fa”, ha detto dal carcere, dov’è in arresto per omicidio volontario e rapina, prima di scusarsi con la famiglia della vittima.
I fatti
Alle 14.11 di venerdì la centrale radio della polizia riceve l’allarme. Una violenta lite in strada. Che comincia pochi minuti prima duecento metri più in giù, vicino alla stazione. Filippo e Elena vengono avvicinati da Alika, che cerca di vendere un pacco di fazzoletti o di racimolare un euro dai passanti. È solo l’inizio di un film dell’orrore. La coppia non compra nulla, l’ambulante si allontana con la sua stampella. Forse aveva insistito, forse c’era stata una parola di troppo ma di certo, escludono gli investigatori, nessuna avance nei confronti della donna.
Sembra finita. Invece Ferlazzo, da solo, lo insegue e lo raggiunge. Gli strappa la stampella dalle mani e la usa come arma. Colpisce il nigeriano più volte e quando lui cade a terra gli sale sopra per tre-quattro minuti schiacciandolo fino alla morte. A mani nude. La fidanzata non è con lui e non avrebbe assistito alla scena. Che si conclude con il campano che torna indietro finché non viene arrestato dalla polizia. A incastrarlo, le immagini della telecamera del Comune, puntata proprio sulla scena del crimine, e il racconto di due ventenni, una delle quali avrebbe a sua volta fatto un filmato.
Una reazione abnorme
“Le indagini sono in corso ma la situazione è abbastanza chiara – hanno detto il dirigente della squadra Mobile di Macerata, Matteo Luconi, e quello del commissariato di polizia di Civitanova Marche, Fabio Mazza – tutto sembra essere nato da una lite per futili motivi, con una reazione abnorme da parte dell’aggressore nei confronti della vittima che gli stava chiedendo l’elemosina”. Il razzismo non c’entra, spiegano. Ma per Francesco Mantella, che difende la famiglia del nigeriano, “non so cosa sarebbe successo se Alika fosse stato italiano o americano. Quel “pezzo di m.” (detto dall’aggressore durante il pestaggio, ndr) trasudava qualcosa che va al di là del punire qualcuno che ha fatto uno sgarbo”.
La perizia psichiatrica
Ferlazzo, 32 anni, originario di Salerno, vive a Civitanova da alcuni mesi assieme alla compagna, di 45 anni. Aveva trovato un lavoro in una ditta nella zona industriale del paese: un incarico di un mese ma era in trattativa per il rinnovo. “Cosa ho fatto, non volevo, non so come sia potuto succedere”, ha detto ieri in lacrime alla sua avvocata Roberta Bizzarri. “Sono addolorato, chiedo scusa”. La legale chiederà una perizia psichiatrica nei suoi confronti perché, da quanto da lei appurato, l’uomo ha disturbi psichiatrici che lo hanno portato al riconoscimento di un’invalidità civile e alla nomina di un amministratore di sostegno (è la madre, che vive in Campania). Il 23 e il 24 aprile scorsi, continua la legale, Ferlazzo ha fatto anche due visite psichiatriche nell’ospedale di Civitanova. Domani per lui è previsto l’interrogatorio di garanzia in carcere, martedì l’autopsia sul corpo di Alika per chiarire le cause della morte.