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Clima, l’Onu lancia l’allarme: tra soli 14 anni sciare a Cortina potrebbe diventare impossibile

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Fra soli quattordici anni, e per i successivi trent’anni, sciare a Cortina potrebbe essere addirittura impossibile. A impedirlo non sarà solo l’ipotetica assenza di neve, ma anche la presenza di neve bagnata che renderà complicato praticare sci e attività sportive in alta montagna. Questo è uno dei possibili effetti legati all’emergenza climatica che comporta l’innalzamento delle temperature e l’intensificazione dei fenomeni meteo intensi, con conseguenze che vanno dallo scioglimento dei ghiacciai a quello della neve.

A sostenere come cambieranno le Dolomiti nel periodo 2036-2065 è un caso di studio presentato durante il rapporto “Stato dei servizi climatici 2022” dell’Organizzazione meteorologica mondiale (OMM) che fa riferimento alle Nazioni Unite ed è stato realizzato dalla Venice International University (VIU), la Fondazione CMCC (Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici), l’Università Ca’ Foscari di Venezia e Fondazione Enel.

Il rischio climatico nel bellunese 

Lo scopo dello studio era mappare il rischio climatico futuro in più settori della provincia italiana di Belluno utilizzando un metodo chiamato SERRA (Socio-Economic Regional Risk Assessment). Questo sistema combina diversi dati e aspetti, dai rischi del clima a quelli socioeconomici e traccia una stima dei danni associati a potenziali rischi per le attività economiche. Per esempio indica un rischio concreto per l’attività imprenditoriale legata agli sport invernali in provincia di Belluno, come a Cortina: gli esperti stimano infatti un aumento fino al 6,2% del rischio climatico diretto (come l’innalzamento delle temperature) e del 10,2% del rischio climatico indiretto (fattori anche non strettamente legati al clima ma correlati) nel periodo 2036-2065.

Neve bagnata e carenza energetica

In particolare il rapporto sottolinea come l’aumento delle temperature porterà alcune “aree a combinazioni di rischi multipli a livelli più elevati, che dovrebbero essere considerate attentamente nella pianificazione futura”. Per esempio parla dei rischi climatici ed economici  “in aree chiave per la produzione di occhiali (Longarone, Sedico, Agordo), dove sono presenti anche i rischi per gli sport invernali”. Se poi si combinano “i rischi elevati per il turismo estivo con rischi da moderati ad alti sia per la distribuzione di energia elettrica che per gli sport invernali” si potrebbero avere ricadute negative nell’area di Cortina, stima il rapporto. In sostanza il mix neve bagnata legata alle temperature elevate e carenza energetica se non si investirà su fonti rinnovabili potrebbe compromettere la stagione.  Fra lo scopo dei casi di studio presentati nell’analisi targata Onu c’è infatti in particolare quello di sottolineare la necessità di interventi incisivi grazie alle energie rinnovabili, sia per sposare la decarbonizzazione e mettere un freno alle emissioni che surriscaldano il Pianeta, sia per indicare la necessità di nuovi e puliti metodi di approvvigionamento energetico. 

Previsioni a lungo termine

Quello effettuato nella regione alpina è uno stress test nato anche per capire le esigenze di pianificazione per salvaguardare il futuro di questo territorio a vocazione turistica.

Chiaramente, si tratta di previsioni a lungo termine, motivo per cui oggi fra i proprietari di impianti c’è una certa cautela nel giudicare il rapporto dell’Onu. “Le variazioni climatiche si dimostrano sempre più imprevedibili ma parlare nel breve di un cambiamento tale da rendere ingestibile la neve mi pare un’esagerazione” – ha commentato Enrico Ghezze, titolare delle società degli impianti del Faloria e del Cristallo. “Ci sono fenomeni improvvisi, variazioni continue, ma calcolare le valutazioni climatiche in modo tale da poter parlare di cambiamenti radicali nel breve mi sembra eccessivo. Da una parte ci si accorge di quando non nevica o piove a quote ‘sospette’, ma non ci si ricorda i record di neve, parlo di oltre 4 metri, solo tre anni fa: purtroppo con noi chiusi per Covid” ha ricordato il titolare.

Una soluzione c’è: elettricità da fonti di energia pulita 

Quello delle Dolomiti è solo uno dei tanti casi di studio che tentano di indicare come sarà il mondo del futuro fra assenza di neve (anche 70% in meno lo scorso inverno sulle nostre montagne), alluvioni e ondate di calore sempre più intense e siccità devastanti. Per questo, per limitare l’aumento della temperatura globale, il report OMM indica che la fornitura di elettricità da fonti di energia pulita “dovrà raddoppiare entro i prossimi otto anni o c’è il rischio che eventi meteorologici più estremi e stress idrico mettano a rischio la nostra sicurezza energetica e a repentaglio le forniture di energia rinnovabile”. Per gli esperti gli investimenti nelle energie rinnovabili devono dunque  “triplicare entro il 2050 per portare il mondo su una traiettoria di zero netto di emissioni di gas serra entro metà secolo”.  

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