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I nutraceutici lavorano in sinergia con dieta e sport per aiutarti a contrastare il colesterolo alto. Quali funzionano meglio? «In farmacia, erboristeria e on line ce ne sono tantissimi, con fitoestratti che esercitano un’azione combinata di tutto rispetto», dice il professor Salvatore Bardaro, docente di medicina integrata all’Università di Siena e Pavia
«Alcuni, come la monacolina K contenuta nel riso rosso fermentato, sono in grado di inibire l’enzima HMG-CoA reduttasi, che stimola il fegato a sintetizzare colesterolo. Altri fitoterapici, come la berberina, hanno un meccanismo di azione diverso: interferiscono con il gene che codifica la PCSK9, proteina che riduce i recettori del colesterolo LDL. Per questa ragione, è bene puntare sui pool, invece che su un singolo fitoterapico, e variare gli integratori: vanno presi per almeno 3 mesi, perché modificare il metabolismo del colesterolo è un processo lento».
Di seguito trovi gli attivi più efficaci secondo il professor Bardaro.
1. Berberina
Riduce l’assorbimento intestinale dei grassi
È un composto bioattivo (precisamente un alcaloide) che viene estratto dalla Berberis aristata, un arbusto spinoso alto anche tre metri. Diversi studi dimostrano che l’assunzione di berberina riesce a ridurre del 25-30% l’assorbimento intestinale del colesterolo presente negli alimenti, aumentandone l’escrezione fecale. Attenzione ad attenersi alla posologia massima di 1,5 grammi al giorno: l’eccesso può dare nausea e stitichezza.
2. Curcuma
Antiossidante e antinfiammatoria
Ricercatori di tutto il mondo si sono domandati come mai nella popolazione indiana l’incidenza delle malattie cardiovascolari è bassa. La risposta risiede in una spezia, la curcuma, chiamata “l’oro dell’India”. Racchiude un principio attivo, la curcumina, che vanta una triplice azione: riduce il colesterolo “cattivo”, inibisce la sua ossidazione (è la frazione ossidata quella più pericolosa) e contrasta l’aggregazione piastrinica, causa di trombosi.
In pratica, protegge cuore e arterie dallo stress ossidativo, neutralizzando l’eccesso di radicali liberi. La curcuma si usa in cucina insieme al pepe nero, che la rende più biodisponibile. Oppure è reperibile come integratore.
3. Cardo mariano
Il miglior alleato del tuo fegato
Pianta erbacea molto diffusa nei paesi del Mediterraneo, dai fiori viola-lilla simili a quelli del carciofo, il cardo mariano cela uno dei più potenti principi attivi per mantenere il fegato sano: la silimarina. Assunto come integratore protegge le cellule epatiche, combatte l’epatite, la cirrosi, la steatosi epatica (fegato grasso) e frena la produzione endogena di colesterolo da parte del fegato.
4. Mela annurca
L’eccellenza campana per la salute del cuore
La piccola e saporita mela campana, risulta un’ottima arma naturale per combattere il colesterolo in eccesso. Lo dimostra uno studio condotto dal Dipartimento di Farmacia dell’Università Federico II di Napoli e pubblicato nel 2017 sul Journal of Medicinal Food.
La sua ricchezza in polifenoli (soprattutto procianidine) influenza positivamente sia i livelli di colesterolo totale, sia quelli di LDL (che si abbassano) e HDL, che invece tendono ad alzarsi con la sua assunzione regolare. Ottima sia come frutto sia nella versione integratore.
5. Aglio
Il “bruciagrassi” naturale
Uno spicchio di aglio al giorno, crudo e possibilmente bio, potrebbe bastare per contrastare il colesterolo cattivo. Ancora più efficace (anche per mettersi al riparo dal rischio di alitosi) è usare gli integratori a base di aglio nero, ottenuto dalla fermentazione degli spicchi. Non ha odore, è più digeribile e ha un potere ipocolesterolemizzante maggiore dell’aglio fresco.
6. Betaglucani
Presenti anche negli alimenti “funzionali”
Sono dei polisaccaridi, ovvero degli zuccheri complessi e indigeribili presenti in alcuni alimenti come funghi, alghe, crusca e determinati tipi di cereali integrali, soprattutto farro, orzo e avena (anche come latte vegetale). Preziosi alleati nella lotta al colesterolo, migliorano il microbiota intestinale, che si arricchisce di bifidobatteri, con riflessi positivi sul metabolismo lipidico.
In pratica, il colesterolo assunto con il cibo non solo viene assorbito in quantità minore dal crasso, ma viene anche metabolizzato meglio. Per questo i betaglucani vengono oggi addizionati nei cosiddetti “alimenti funzionali” come biscotti, crackers, fette biscottate e persino yogurt.
7. Tarassaco
Effetto detox assicurato
Pianta officinale utilizzata da secoli in fitoterapia per depurare il sangue, ha un’azione depurativa di tutto rispetto nei confronti del fegato, specie se assunta insieme agli estratti di carciofo e di cardio mariano. Drena i tessuti (favorisce la diuresi) e aiuta a inibire la sintesi epatica di colesterolo LDL, la sua frazione “cattiva”.
8. Oleuropeina
L’antietà dalle foglie di ulivo
È uno degli ultimi “antidoti” al colesterolo alto. Polifenolo presente nelle foglie dell’ulivo, l’oleuropeina è una molecola che vanta proprietà antiossidanti e antinfiammatorie. Regolarizza la pressione arteriosa e aiuta a riportare il colesterolo entro i limiti fisiologici, abbassando soprattutto la frazione LDL. Può essere assunta sia come infuso di foglie di ulivo (in erboristeria) sia come integratore.
9. Forskolina
Abbassa anche la glicemia
La forskolina, estratta dalla radice del Coleus forskohlii (pianta indiana della famiglia delle Lamiaceae, simile alla menta) è oggetto di recenti studi per la sua spiccata azione “bruciagrassi” e il suo effetto protettivo nei confronti dell’apparato cardiovascolare. Inoltre, tiene bassa la glicemia ed è quindi indicata per chi ha problemi di peso e resistenza insulinica, anticamera del diabete.
10. Riso rosso fermentato
Va bene solo se associato al Q10
È la superstar dei rimedi green tesi a ridurre i livelli di colesterolo. Merito della monacolina K, che si comporta come una statina naturale ma senza i pesanti effetti collaterali di quelle farmacologiche. L’importante è non superare il dosaggio di 10 mg al giorno (altrimenti si rischiano le stesse reazioni avverse delle statine di sintesi) e avere costanza nell’assunzione. Agendo in modo più dolce, occorre assumere il riso rosso fermentato, o direttamente la monacolina K, per 8-12 settimane per osservare una riduzione del colesterolo intorno al 20-25%.
Un’avvertenza: occhio che la monacolina K sia sempre associata, nell’integratore prescelto, al Q10, un enzima che rappresenta uno dei più potenti antiossidanti naturali, oltre a partecipare attivamente ai processi di produzione di ATP (energia). La Monacolina K ha come antipatico effetto collaterale di ridurre la sintesi organica di Q10, che perciò va associato agli attivi anticolesterolo: basta leggere attentamente l’elenco.
11. Bergamotto
Quell’aspro che fa tanto bene
Questo agrume asprigno è stato ribattezzato “il frutto della salute” da quando sono state scoperte le sue proprietà ipocolesterolemizzanti. Uno studio condotto nel 2022 dall’Università degli Studi Magna Grecia di Catanzaro dimostra che in soli 30 giorni di assunzione è possibile riequilibrare il rapporto tra LDL (meno 41%) e HDL (più 42%).
Altro studio dell’ENEA, effettuato in collaborazione con l’Università di Bologna e pubblicato nel 2023 sulla rivista scientifica Phytotherapy Research, conferma l’efficacia anticolesterolo del bergamotto. Si assume come integratore o succo puro concentrato: se non ami il suo sapore acre, puoi sempre diluirlo con l’acqua.
12. Fitosteroli
Abbondano negli ortaggi e nei legumi
È un termine-ombrello che raggruppa un insieme di composti vegetali (stigmasterolo, sitosterolo, campesterolo e altri) presenti soprattutto nei legumi quali soia, fagioli e lenticchie, nella frutta a guscio, nei broccoli, negli oli vegetali e nei cereali integrali. Per le loro virtù ipocolesterolemizzanti, riconosciute da decine di studi scientifici, vengono addizionati in alcuni noti brand di yogurt o inseriti come ingredienti di alcuni integratori.
Contrastano in modo naturale l’assorbimento enterico del colesterolo, riducendone i livelli plasmatici nell’arco di 10- 12 settimane. Per questo motivo è bene assumerli subito dopo i pasti principali, senza superare la dose di 3 g al giorno. Oltre, c’è il rischio che diventino tossici.
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