[ Leggi dalla fonte originale]
Connect
di Lorenza Guidotti
I romani credevano che ogni abitazione avesse un genius loci, uno spirito protettore che ne custodiva l’essenza determinandone la vivibilità. Del resto, quante volte ci è capitato di entrare in un luogo e sentirci a casa o, al contrario, di percepire una sensazione di disagio in un ambiente e avere voglia di scappare a gambe levate? Quell’atmosfera di cui facciamo esperienza in modo pre-verbale e che ci carica di sensazioni positive o negative è il potenziale nascosto di una casa.
Caterina Locati, architetto che si occupa da anni di abitare “evolutivo”, ci racconta come capire e conoscere i luoghi dove abitiamo e lavoriamo per trasformarli in generatori di benessere.
Una casa può migliorare il nostro stile di vita?
Ormai da molti anni esistono sistemi di controllo e certificazioni per garantire il massimo comfort degli ambienti abitativi, come l’utilizzo di materiali ecosostenibili, facendo attenzione ai campi elettromagnetici, alle caratteristiche acustiche e luminose, alla qualità dell’aria. Pochi sanno però che una casa può migliorare la nostra vitalità e il nostro benessere psicofisico.
Bruce H. Lipton, biologo cellulare e uno dei padri dell’epigenetica, sostiene che l’ambiente in cui viviamo sia, addirittura, in grado di condizionare anche biologicamente la vita di una persona. Ora, se pensiamo che passiamo il 90% della nostra esistenza in luoghi chiusi, passando dalla nostra abitazione all’ufficio, dal supermercato alla palestra, è facile intuire quanto sia importante il “dove” viviamo. Da tutte le mie ricerche sul campo posso affermare che un alloggio o un luogo di lavoro possono influire positivamente o negativamente sul nostro stato emotivo e sulla nostra qualità della vita.
In che modo?
Prima di tutto occorre capire che da una posizione di fruitori possiamo diventare creatori di un ambiente. Ma per farlo è necessario cambiare il nostro punto di vista e acquisire una prospettiva più evoluta dell’abitare. Non dobbiamo vedere il luogo dove viviamo solo sotto un profilo estetico, architettonico, materico, ornamentale ma dobbiamo acquisire una “seconda vista”. Dobbiamo diventare consapevoli di essere parte di un circuito in cui noi condizioniamo la casa in cui viviamo e viceversa. Gli edifici funzionano da cassa di risonanza: amplificano ciò che ricevono e riflettono il nostro stato d’animo.
Se abbiamo paura, se siamo stressati o arrabbiati, stiamo di fatto “inquinando” il nostro ambiente e di conseguenza noi stessi e le persone che vivono con noi. E questa, per esempio, è la ragione per cui percepiamo immediatamente che c’è qualcosa che non va in un luogo. Al contrario, se la nostra casa è colma di affetto, di relazioni sane, se circola un’aria emotivamente stabile, il rimando che ne avremo sarà di un’atmosfera accogliente, dove chi entra prova subito una sensazione di benessere. È come se la nostra abitazione diventasse uno specchio di emozioni e riuscisse a trasmettere il linguaggio emotivo che la pervade, con una voce, che è la sua energia, estremamente particolare.
E come facciamo a metterci in ascolto?
Innanzitutto diventando consapevoli dei differenti livelli di realtà che la compongono, ovvero il nostro modo di osservare e interagire con la casa da diversi punti di vista. Il livello 3D è quello fisico e materiale e non necessita di occhiali particolari: è tutto ciò che vediamo e tocchiamo. Arredi, materiali e decori parlano di noi, raccontano la nostra vita, e qui occorre fare un salto simbolico.
L’arredamento che ci circonda non è ciò che possediamo ma una parte di noi. Possiamo, quindi, iniziare a scegliere gli oggetti che ci rappresentano al meglio e regalare quelli superflui per fare largo a nuovi componenti che esprimeranno quello che vogliamo diventare. Quando sentiamo il desiderio di modificare la disposizione di oggetti e mobili significa che stiamo cambiando interiormente: da lì cresce il desiderio che l’ambiente cambi con noi. Per il successivo livello 4D abbiamo bisogno di lenti speciali, diottrie aggiuntive che ci permettono di osservare i nostri pensieri, i nostri bias, convinzioni e atteggiamenti che definiscono il livello energetico di un ambiente.
Per farlo, dobbiamo armarci di una buona dose di apertura mentale perché come diceva il fisico Max Planck: “Quando si cambia il modo di guardare le cose, le cose che si guardano cambiano”. Riconoscere il nostro campo energetico, che emette un certo tipo di frequenza in grado di entrare in risonanza con un’altra (in questo caso la nostra abitazione) ci permette di accorgerci e “sentire” la reciproca influenza e di comprendere le interferenze che ci fanno stare male o bene.
Un esempio pratico?
Si può fare questo semplice esercizio. In casa, puoi chiudere gli occhi per qualche secondo e mettere a fuoco un luogo dove hai sperimentato un’emozione meravigliosa, dandogli il valore massimo di 7. Attendi qualche minuto e ascolta lo stato emozionale che emerge, assegnandogli un valore da 1 a 7. Ovviamente, oltre alle sensazioni che sono arrivate occorre valutare il sistema di relazioni che gravitano nell’ambiente (le persone che ci vivono, gli eventi accaduti ecc.)
E se l’energia di una casa è malsana, come si bonifica?
Un ambiente può trasformarsi energeticamente anche senza modificare nulla, in termini di arredo o distribuzione interna. La prima cosa da fare è acquisire consapevolezza del potere che hanno i nostri pensieri perché la nostra attività mentale è in grado di modificare il campo energetico che abbiamo intorno. Le nostre emozioni e sensazioni possono fungere da “regolatore emotivo” di un ambiente. Se lo capiamo, possiamo ripulire il campo creando un’interferenza costruttiva.
Come un sasso gettato nello stagno produce effetti a catena, così uno stato mentale positivo ed equilibrato ci manderà un’energia equivalente. Al contrario, se siamo sempre stressati e arrabbiati, il luogo in cui viviamo rifletterà il nostro disagio. A volte basta “caricare” un oggetto di un’intenzione positiva per trasformare l’energia di un luogo, con un risultato di benessere immediato.
Fai la tua domanda ai nostri esperti
Leggi anche