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Come votare per il Csm, Bruti Liberati: “Il sorteggio segue la logica dell’uno vale uno”

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“Il sorteggio? Spezza le reni alla razionalità e al buon senso, così come la logica dell’uno vale uno. Non è mai una buona medicina quella drastica che uccide il paziente che si vorrebbe curare”. Parole molto nette quelle di Edmondo Bruti Liberati, l’ex procuratore di Milano, ex presidente dell’Anm negli anni caldissimi del governo Berlusconi – fu il suo l’ultimo sciopero della magistratura – e oggi il massimo esperto dei sistemi elettorali per eleggere il Csm, su cui ha scritto libri e articoli. 

Chiusa la partita del Quirinale, sul tavolo del governo c’è subito la riforma del Consiglio superiore. E soprattutto l’urgente decisione sulla futura legge elettorale per scegliere i togati di palazzo dei Marescialli in vista del voto del prossimo luglio. O di settembre, se si dovrà andare a una proroga. Le toghe, nel frattempo, tra giovedì e venerdì scorsi, hanno votato sui quesiti del referendum lanciato dall’Anm, 1.787 sì al sorteggio e 2.740 no; 3.189 sì al proporzionale, 745 al maggioritario.

Referendum tra i giudici, bocciato il sorteggio per eleggere il futuro Csm

di Liana Milella 28 Gennaio 2022

Mi dica innanzitutto: era “costituzionale” questo voto, nel senso che il sorteggio è un’ipotesi che non sembra compatibile con una Costituzione che parla di “elezione” dei togati del Csm.
“Un passo indietro. Lo statuto dell’Anm prevede referendum consultivi indetti o su proposta del Comitato direttivo centrale o su richiesta di un certo numero di magistrati. Vi è stata una richiesta sul quesito sorteggio presentata da un gruppo di iscritti e il Cdc ha aggiunto un quesito sul tipo di sistema elettorale maggioritario o proporzionale”.

A proposito di numeri, come interpreta il fatto che dei magistrati italiani ne siano andate a votare solo la metà? Sindacato in crisi? Rifiuto delle correnti? Indifferenza rispetto alla certezza che, con qualsiasi legge, comunque le correnti egemonizzeranno lo stesso il risultato?
Le toghe iscritte all’Anm sono oltre 9mila su circa 9.500 magistrati in servizio. Per le ultime elezioni interne, post pandemia, è stato introdotto il voto elettronico, che richiede una procedura di accreditamento, sottoscritta da circa 8mila iscritti; la percentuale dei votanti ha superato il 70%. Non esiste in Italia un’altra associazione di categoria che abbia un tale numero di iscritti e organi rappresentativi legittimati da una così alta partecipazione al voto. L’Anm rimane l’associazione di tutti i magistrati italiani, nonostante fattori di crisi e una flessione della partecipazione alle votazioni interne che in passato era superiore all’80%”.

Insisto, ma era “costituzionale” questo voto su un quesito che contrasta con la Carta?
La pressoché totalità dei costituzionalisti ritiene insuperabile l’univoca dizione dell’articolo 104 della Costituzione: i componenti del Csm “sono eletti per due terzi da tutti i magistrati ordinari tra gli appartenenti alle varie categorie”. Dunque non possono essere sorteggiati e neppure eletti tra una platea di sorteggiati, cioè il cosiddetto sorteggio temperato, poiché sono candidabilli tutti i magistrati appartenenti alle varie categorie, magistrati di tribunale, di Appello, di Cassazione, giudici e pm. Naturalmente si può sempre proporre di cambiare la Costituzione con la procedura prevista. Nei giorni scorsi, a fronte dell’impasse che si era creata per l’elezione del presidente della Repubblica, vi è stato un fiorire di proposte per introdurre sistemi presidenziali o semipresidenziali”.

Secondo lei il sorteggio davvero spezza le reni alle correnti, come sostiene Articolo 101, l’unico gruppo a trovarsi all’opposizione rispetto al governo dell’Anm, che lo ha proposto e che si è battuta per il referendum?
Il sorteggio spezza le reni alla razionalità e al buon senso, così come la logica dell'”uno vale uno”.  Non è mai buona medicina quella drastica che uccide il paziente che si vorrebbe curare. Abbiamo visto cosa porta la critica al “sistema” se non è sostenuta da una proposta ricostruttiva. Vale per i partiti e altrettanto per le aggregazioni di magistrati. Il sorteggio cosiddetto “temperato” di temperato non ha nulla perché scardina il principio”.

Andiamo ai numeri, facendo la tara sul fatto che ha votato la metà di quelli che ne avevano diritto. Articolo 101 legge il risultato come un successo per questo sistema, il sorteggio temperato, nel senso che si sorteggia una rosa di possibili candidati sui quali poi il corpo elettorale vota. Ma 1.787 sì al sorteggio su 9.500 magistrati in Italia rappresenta secondo lei un effettivo successo? Le altre correnti dicono di no.
“Si è trattato di un referendum solo consultivo. È ovvio che i sostenitori del sorteggio hanno sostenuto la mobilitazione a favore della proposta da loro avanzata.  La maggioranza netta dei votanti ha detto no al sorteggio. Nessuno può intestarsi i non votanti, i quali però hanno espresso di fatto scarso o nessun interesse alla promozione di questo referendum. Noto poi che lei ha usato, e giustamente, l’espressione “la corrente Articolo 101”. Infatti quando un gruppo di magistrati che avanzava severe critiche all’Anm e alle correnti ha acquisito un certo sostegno si è puntualmente costituito in “corrente” e come tale ha partecipato alle ultime elezioni per il Comitato direttivo centrale dell’Anm che si tengono con un sistema proporzionale”.

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di Liana Milella 09 Dicembre 2021

La Guardasigilli Marta Cartabia ipotizza invece un’elezione con un sistema maggioritario binominale. Questo sistema, sponsorizzato solo da Magistratura indipendente, incassa però solo 745 sì. Mille voti in meno del sorteggio. Lei si avventurerebbe su questa strada? “I pregi che si attribuiscono ai sistemi maggioritari nelle elezioni politiche o amministrative sono esattamente ciò che per il Csm si deve cercare di evitare; quindi occorre essere cauti nel giocare con varie combinazioni incentrate sul maggioritario. A sistemi che hanno insiti i rischi del notabilato, delle visioni localistiche e delle pratiche di scambio, si contrappongono i sistemi che operando per la rappresentanza del pluralismo di posizioni culturali e professionali, hanno in sé gli antidoti per quelle derive. Si tratta allora di operare per valorizzare quegli antidoti”.

Lei teme che il maggioritario soffochi il pluralismo?
“Proprio il pluralismo culturale e professionale caratterizza la magistratura, come qualunque altro gruppo professionale. Nonostante le degenerazioni, questo pluralismo è insieme un valore positivo e una realtà che nessuna alchimia elettorale può eliminare. Ovunque vi è un’elezione libera si confrontano diverse opinioni e si formano aggregazioni, nuove o preesistenti”.

Lei tifa per il proporzionale che prende la maggioranza dei voti, 3.189. La sinistra di Area, Md, Unicost lo vogliono. Ma potrebbe favorire le correnti?
“Nel referendum la maggioranza dei votanti a favore del sistema proporzionale è ancora più netta, indicando che un certo numero di coloro che vorrebbero il sorteggio (quasi 700), non vuole il maggioritario e preferisce il proporzionale”.

Il caso Palamara c’è stato. Ha appannato inesorabilmente l’immagine della magistratura che ne esce con gli stessi vizi clientelari e di spartizione della “casta” politica. E adesso? Può un sistema elettorale “salvare” le toghe dall’impasse?  
“Nessuna alchimia sui sistemi elettorali può risolvere questioni che sono di deontologia e di degrado clientelare. Ma sistemi elettorali maldestri possono accentuare questi aspetti negativi, come è accaduto con il sistema scelto per eleggere l’attuale Csm che ha prodotto esattamente gli effetti opposti a quelli che il malaccorto legislatore si proponeva. Adesso, con il referendum, i magistrati hanno detto “no” a qualunque ipotesi di sorteggio e “sì” a sistemi di tipo proporzionale, riconfermando la rappresentatività dell’Anm. Adesso sarebbe miope non cogliere che il sostegno addirittura per una riforma costituzionale sul sorteggio esprime una forte critica a quella che giustamente si chiama “degenerazione correntizia e clientelare”.  Spetta proprio alle “correnti” raccogliere questi stimoli e operare per un rinnovamento,  quella “svolta radicale” sollecitata già nel 2019 dal presidente Mattarella”.

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