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«Non possiamo dire che la situazione sia sotto controllo. Nella regione si continua a morire, non abbiamo neanche una vera cognizione di quanti siano i decessi». Infermiera, Gloria Kamure è originaria del territorio del Kasogo Lunda, in cui ricade il distretto sanitario di Panzi, dove da ottobre a oggi una misteriosa epidemia ha già fatto più settecento vittime, soprattutto fra bambini e ragazzi.
Com’è la situazione adesso nella regione?
«È difficile fare una valutazione. Le morti ci sono ancora anche se con frequenza minore, ma molte avvengono in villaggi isolati e non se ne sa niente, probabilmente non vengono neanche registrate».
Di che tipo di territorio parliamo?
«La zona è sottosviluppata, c’è una malnutrizione endemica e la popolazione è già in partenza molto provata. Ma il problema vero è che non si sa bene di cosa si tratti, dunque al momento non abbiamo una vera e propria soluzione »
Secondo il ministero della Salute si tratta di una sorta di “supermalaria”
«I sintomi sono molto simili: febbre alta, stanchezza, anemia, difficoltà respiratorie, con tosse importante. Ai farmaci antimalarici alcuni pazienti rispondono e i primi test sembrano mostrare delle corrispondenze fra la malaria e questa epidemia, ma non c’è ancora alcuna certezza al riguardo».
Si è capito come si diffonde il contagio?
«Non ancora. Questo è uno dei principali motivi di preoccupazione».
Si stanno adottando delle strategie di prevenzione o contenimento?
«Nella misura del possibile, per i malati e le persone con cui sono stati a contatto si sta adottando una gestione simile a quella dei positivi al Covid in epoca di pandemia. In generale, a tutti si raccomandano gli stessi comportamenti prudenti con cui si è tentato di contenere la diffusione del contagio in quel periodo: lavaggio regolare delle mani, “gesti barriera” come tossire nell’incavo del braccio, distanziamento sociale».
E il distanziamento sociale?
«Si consiglia a tutti di limitare le interazioni, ma la gente non può stare chiusa in casa, altrimenti muore di fame. Non esiste una rete di supporto».
Sono stati inviati aiuti?
«Il governo ha promesso che approverà delle misure straordinarie, ma al momento non c’è ancora nulla di concreto. Nella zona sono attive diverse organizzazioni umanitarie e operano i team medici di Msf che stanno cercando di supportare la popolazione. A Kinshasa e in altre regioni del Paese si stanno raccogliendo donazioni per acquistare farmaci e presidi medici da inviare lì. In zona nessuno ha lerisorse necessarie».
Il Paese come sta vivendo questa situazione?
“C’è molta paura che l’epidemia si diffonda. Nonostante tutti siano consapevoli che la regione in cui si è sviluppata l’epidemia sia molto depressa, non si sa ancora quale sia il veicolo di contagio, né quale possa essere la strategia di contrasto. Questo crea apprensione in tutto il Paese”.