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Conte pressa Draghi: “Ecco cosa serve per evitare la crisi di governo”

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Domani ore 16,30, ecco l’ora x dei 5 Stelle e del governo: l’incontro tra Mario Draghi e Giuseppe Conte è il possibile spartiacque di questa legislatura, di sicuro nel Movimento il faccia a faccia è atteso come una specie di verdetto finale. La maggioranza dei gruppi parlamentari è per l’uscita dall’esecutivo e ha smesso di nasconderlo ma il presidente del partito tentenna, teme che lo strappo si porti appresso la condanna dell’opinione pubblica e al contempo l’alleanza con il Pd. Cosa ha quindi in mente di dire l’ex presidente del Consiglio al suo successore?

Luigi Di Maio intervista Conte Grillo M5S Draghi governo

di
Conchita Sannino

02 Luglio 2022



Intanto Conte ha deciso di convocare per domattina il Consiglio nazionale del M5S. Vuole arrivare all’appuntamento con Draghi con un mandato pieno dei suoi, una indicazione di massima su una serie di punti considerati irrinunciabili. Perché al di là delle questioni personali che in questa faccenda pesano, il fatto politico condiviso a tutti i livelli del Movimento è la sensazione di irrilevanza nell’azione di governo. “Draghi in conferenza stampa ha detto che siamo stati fondamentali finora, beh peccato che non ce ne siamo accorti”, è il ragionamento che si è fatto in via di Campo Marzio. E allora, se davvero i 5 Stelle sono importanti, Conte chiederà attenzione e coinvolgimento su delle questioni di stretta attualità.

M5S, Lombardi: “Basta ricatti da Draghi. Riflettiamo se restare al governo. Decideremo con un voto degli iscritti”

di
Lorenzo De Cicco

01 Luglio 2022



Il primo punto, non in ordine di importanza, è il decreto Aiuti che dovrebbe arrivare in aula entro la metà del mese. Contiene sia il via libera all’inceneritore di Roma sia delle modifiche al superbonus 110 per cento. Sul termovalorizzatore a maggio i ministri del Movimento — storicamente contrario all’opera — si erano astenuti in Cdm (c’era ancora Luigi Di Maio); l’emendamento per contrastarne la costruzione non è passato e anche la specificazione che l’impianto debba essere all’avanguardia sul fronte ambientale è in alto mare. Sulla faccenda uno dei vicepresidenti del partito,Michele Gubitosa,aveva parlato di “linea rossa” invalicabile, anche nella convinzione che si trovasse un compromesso. Finora non è stato così.

Sempre nel decreto in questione ci sono previste delle modifiche al superbonus, un provvedimento simbolo del M5S e più volte pubblicamente bocciato da Draghi. Alcune limitazioni pensate dall’esecutivo si sono allentate, ma comunque nel Movimento si chiede lo sblocco totale dei crediti e che inoltre le società controllate dallo Stato, come Poste e Cdp, ricomincino immediatamente a riacquistare i crediti derivanti dallo sconto in fattura. Non si dovesse arrivare a un accordo, l’incidente in aula è dietro l’angolo, specie se alla fine il governo deciderà di mettere la fiducia.

Poi, altro argomento sul piatto, e non è una novità: un nuovo invio di armi in Ucraina è imminente, basterà un decreto interministeriale per dare il via libera. I 5 Stelle da mesi chiedono un passaggio parlamentare ad ogni nuova fornitura, da Palazzo Chigi ci si è sempre detti contrari, anche perché il decreto Ucraina contemplea le comunicazioni alle due Camere ogni tre mesi. Ma questo argomento tocca le corde più sensibili del Movimento: è qui che si valuta se e quanto pesa davvero la propria forza parlamentare.

Perciò Conte chiederà a Draghi più dialogo nel merito e nel metodo, “basta con i provvedimenti in Consiglio dei ministri che arrivano due ore prima della convocazione della riunione”, è un’altra delle lamentele condivisa nella squadra di governo. Di sicuro andare avanti così come accaduto finora non sembra fattibile ed è probabilmente l’unico punto che trova concorde le due parti. Ci sono poi delle dinamiche che non coinvolgono direttamente Draghi, squisitamente parlamentari, ma che rendono l’idea del clima nella maggioranza; vedi ad esempio l’emendamento che depotenzia il reddito di cittadinanza passato due giorni fa con i voti a favore di tutti — compresi i dimaiani — a parte ovviamente il M5S.

Ma anche su questo Conte vorrebbe delle tutele, ammesso che sia possibile riceverne. “51 per cento restiamo, 49 per cento usciamo”, è la previsione di un fedelissimo del presidente del M5S. Andasse male, per lui si aprirebbe un altro grande e infinito capitolo, quello con Beppe Grillo (il quale potrebbe tornare a teatro, secondo alcune indiscrezioni), convinto che occorra andare avanti. Comunque, una cosa per volta, nei 5 Stelle del resto non ci si annoia mai.

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